Esperimento di autoipnosi

Sperimentare l’autoipnosi

L’esperimento della matita

Il principale concetto qui espresso prende talora il nome di «monoideismo» che significa semplicemente «una sola idea». Esso vi dimostrerà che le vostre azioni volontarie possono facilmente essere inibite da una concentrazione sistematica del pensiero. Quando si pensa ininterrottamente ad un’idea, è generalmente impossibile eseguire un’azione volontaria molto semplice, e ancor meno, una complessa. Il valore di questa affermazione sarà palese allorché ci occuperemo del rilassamento fisico. Quando sarete in grado di impedire l’attività muscolare con i vostri pensieri potrete creare con essi un vero e proprio rilassamento.

Sebbene questo esperimento prenda il nome di esperimento della matita, potrete usare qualsiasi oggetto di uguale misura o grandezza, come ed esempio una penna, un cucchiaio o perfino un pezzo di carta. Scegliete l’oggetto che intendete adoperare e prendetelo tra il pollice e l’indice, come dimostrato in figura. Sarebbe molto facile, mediante un’azione volontaria, lasciarlo cadere, non è vero? Basterebbe semplicemente disgiungere le dita. Vediamo ora come sia altrettanto facile inibire il sistema nervoso e bloccare gli impulsi necessari per mettere in azione le dita. Vediamo inoltre se possiamo rendere difficile o impossibile per voi lasciar cadere l’oggetto. L’effetto, naturalmente, durerà solo fino a quando penserete secondo le istruzioni. Nel frattempo, cercate di abituarvi all’idea che per pochi secondi farete esattamente ciò che vi sarà suggerito.

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Tenete l’oggetto nella maniera descritta e, mettendo la mano in una posizione che vi consenta di vederlo facilmente, tenetelo fermo per un minuto o due. Fissate un punto qualsiasi dell’oggetto e, mantenendo gli occhi fissi in quella direzione, cercate il più possibile di non battere le palpebre. A questo punto pensate: «Io posso lasciarlo cadere, io posso lasciarlo cadere». Pensate ripetutamente, esclusivamente e senza interruzione a queste parole. Dopo di che provate a lasciar cadere l’oggetto, noterete di non riuscirvi! Anzi, più forte sarà la volontà di lasciarlo cadere e più le vostre dita lo terranno stretto. Non riuscirete assolutamente a lasciar cadere l’oggetto se penserete costantemente e senza interruzione la frase suddetta. Dopo aver eseguito questo esercizio numerose volte, vi renderete perfettamente conto che non basta pensare di poter fare qualcosa per riuscire a farla. In questo caso avete pensato intensamente al semplice gesto di lasciar cadere un oggetto, ma, pur pensandolo, non avete potuto compierlo.

Per riuscire ad aprire le dita dovrete decidere quando voi volete che ciò avvenga. Tale decisione richiede una sollecitazione dell’attività nervosa della corteccia cerebrale, e questo non accadrà facilmente se il vostro pensiero è fisso su un’idea, perfino l’idea dell’atto che desiderate compiere.

Se per caso lascerete cadere l’oggetto, la ragione non potrà essere che una di queste due: o avete male interpretato le istruzioni, o non collaborate sufficientemente, ed in questo caso dovrete applicarvi di più. Quando sarete pienamente convinti per aver realizzato con successo quest’esperimento, procedete, non appena possibile, al successivo.

L’esperimento del semaforo

Quest’esperimento implica una risposta nota con il nome di risposta «ideo-motoria», e cioè, l’innervazione per mezzo di un’idea o di un’immagine di appropriati gruppi muscolari. In realtà, questo tipo di risposta implica più di una idea. Sarebbe più esatto definirla «attività moto-concettuale». Le principali differenze tra questa e la risposta di «monoideismo» sono da ricercarsi nelle limitazioni poste al pensiero del soggetto. In questo esperimento, due saranno i concetti a cui pensare, dato che due sono le risposte che si desidera evocare. I principi inclusi sono i medesimi per entrambe le risposte e possono essere illustrati singolarmente. Il fatto che le risposte siano contrastanti servirà ad accrescere l’effetto.

Invece dell’inibizione, come nel precedente esperimento, avremo in questo caso, un’attivazione muscolare. Questa si verificherà in quanto voi sarete capaci di pensare, in gran parte a modo vostro, ad azioni che accadono piuttosto che essere legati ad un’unica serie di simboli che, in sé, non denotano alcuna attività.

Sedetevi su una comoda poltrona in modo da poter restare nella stessa posizione per due o tre minuti alla volta. I piedi dovranno aderire al pavimento e dovreste potervi appoggiare all’indietro contro un saldo sostegno, come ad esempio un muro o lo schienale della poltrona. Stabilite di seguire esattamente le istruzioni per almeno due o tre minuti. Leggete a fondo le seguenti istruzioni finché non saprete esattamente cosa fare senza aver più bisogno di consultare il testo.

Restando nella posizione suddetta, stendete le braccia in avanti all’altezza delle spalle, con le palme delle mani rivolte all’interno (vedi immagine). Chiudete gli occhi. Ora immaginate, più chiaramente possibile, che un palloncino sia legato con una cordicella al vostro polso destro. Immaginatelo grande e pieno di gas, tanto leggero da sollevare il vostro braccio sempre più in alto. Pensate al colore del palloncino (scegliete il colore che preferite) alla misura, alla forma e al modo con cui è legato al vostro polso. Pensate al vostro braccio che si solleva sempre più verso l’alto. Prendete completamente parte a questa scena rilassandovi. «Vedete», il braccio sollevarsi sempre più in alto ad ogni respiro.

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Quando quest’idea si sarà chiaramente impressa nella vostra mente, pensate che un peso molto grosso sia attaccato con una corda resistente al vostro polso sinistro. Pensate al suo peso, alla sua misura, alla sua forma e alla maniera con cui è legato al polso. Immaginate che il braccio sinistro sia così pesante da non poterlo sollevare. Lo «vedete», cadere sempre più verso il basso.

Concentratevi alternativamente su questi due pensieri dedicando pochi secondi ad ognuno. Se vi sorprenderete a pensare alle braccia nella loro posizione normale cercate di riportare la mente alle immagini del peso e del palloncino. Dopo due o tre minuti… aprite gli occhi. Le vostre mani dovrebbero essere staccate una dall’altra di parecchi centimetri, rispetto al piano orizzontale, con la mano sinistra abbassata rispetto alla destra.

Normalmente, le braccia stese in questo modo diventano molto pesanti ed è molto difficile mantenerle in quella posizione per più di qualche secondo. Nel nostro caso, un braccio reagirà così e l’altro diventerà sempre più leggero. Ripeto, se le vostre braccia avranno reagito nel modo descritto, proseguite con il prossimo esperimento, se no, esercitatevi finché non avrete ottenuto un buon risultato. Pochi centimetri di differenza sono già un indice di successo. Questa differenza, tuttavia deve verificarsi automaticamente, mentre pensate secondo le istruzioni — non per averlo «fatto» intenzionalmente.

L’esperimento del pendolo

Anche quest’esperimento, spesso denominato fenomeno del «pendolo di Chevreul» è un esempio di risposta ideo-motoria. Non vi è nulla di particolarmente misterioso e non si possono, contrariamente alla convinzione di molti, predire con questo sistema gli eventi del futuro. Tanto meno, per mezzo del pendolo possiamo pronosticare con precisione il sesso di un nascituro, o qualsiasi altro caso che presenti delle probabilità matematiche equivalenti. Potrà indicare molto bene i desideri, presumibilmente del sub-conscio, della persona che tiene in mano il pendolo, ma qualsiasi altra pretesa facoltà non farà che mettere a dura prova la pazienza persino del più credulone dei ricercatori scientifici.

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Per questo esperimento sarà sufficiente un pezzo di filo, uno spago, una catenella o un nastro della lunghezza di quindici o venti centimetri con un piccolo peso legato ad uno dei due capi. Molti maghi e pseudo-mistici si servono di strani pendoli di cristallo, onice, vetro, plastica, ecc., con ogni sorta di messe in scena e con pozioni «magiche», semi, capelli e così via, racchiuse all’interno della sfera. Vari tipi di pendoli come questi sono reclamizzati negli empori e messi in vendita nei negozi di novità. A questi oggetti vengono attribuite ogni sorta di infondate qualità. Una qualunque stringa da scarpe, una funicella o un nastro con un peso attaccato otterranno un risultato esattamente pari a quello di qualunque pendolo elaborato e costoso.

Negli anni venti un’invenzione denominata «Tavola di Quija» suscitò un grandissimo interesse. Il congegno consisteva in un oggetto a forma di ferro da stiro in grado di scivolare su una tavola alfabetica. Le dita dell’operatore, o degli operatori, dovevano poggiare leggermente sulla superficie del pezzo mobile in modo da farlo azionare come indicatore. In base ad una domanda formulata, l’oggetto avrebbe dovuto muoversi indicando, una alla volta, le lettere occorrenti per comporre un messaggio o una risposta alla domanda formulata.

Possiamo fare esattamente la stessa cosa con un pendolo, facendolo oscillare avanti e indietro e facendogli cambiare lentamente direzione in modo da fargli sillabare «risposte» per qualsiasi domanda l’operatore abbia in mente. Ambedue gli strumenti sono in realtà mossi dalla stessa forza: l’attività ideo-motoria. Non è assolutamente in gioco alcuna misteriosa «forza coercitiva».

È facilmente comprensibile come tali congegni possano essere illustrati e descritti a coloro che non conoscono i principi su cui sono basati in modo da far credere all’intervento di qualche forza soprannaturale che guida l’oggetto o la mano di chi lo tiene. Il dubbio o lo scetticismo, più che validi in questo caso, possono essere rimossi e sostituiti dalla fede in qualcosa che in effetti non corrisponde alla realtà. Credere in qualsiasi cosa non vera non costituisce una buona base su cui costruire un modo di procedere, e purtroppo alcuni sistemi di auto-miglioramento tendono a fare proprio questo.

Molte tecniche ipnotiche, direttamente o indirettamente, tendono a portare il soggetto a credere che una potenza o una forza intervenga nel procedimento, nei congegni usati o nell’ipnotizzatore stesso. Ma questo non è nelle nostre intenzioni. Noi non desideriamo creare delle false convinzioni, ma speriamo viceversa di poter eliminare dalla mente del lettore anche il minimo dubbio che questa tecnica sia in qualunque modo connessa con misteriose potenze o forze soprannaturali e quindi stabilire un più fermo convincimento nella sua base scientifica. E, cosa ancora più importante, cerchiamo di dare al lettore la possibilità di credere e di convincersi.

Durante questi esperimenti le risposte sono provocate dalle idee o dalle immagini nella mente del soggetto che generano gli impulsi nel sistema nervoso. Questi impulsi producono un’attività muscolare appropriata a qualsiasi idea di azione implicata nei processi del pensiero del soggetto durante l’esperimento.

Quest’attività muscolare spesso non è che una frazione della attività che occorrerebbe al soggetto se dovesse veramente eseguire il movimento completo, invece di immaginarlo. Perciò è generalmente impossibile poter osservare quest’attività muscolare ad occhio nudo, ma essa esiste comunque. Se applichiamo degli strumenti di misurazione molto sensibili a delle appropriate aree del corpo mentre il soggetto sta pensando ad un’attività qualsiasi, questi strumenti registreranno nei potenziali elettrici delle modificazioni come pure la prova di un movimento nei muscoli usati per compiere quell’azione. Una persona che pensa di suonare il violino mostrerà un’attività muscolare nelle dita ed il pensiero di lanciare una palla da baseball genererà un’attività muscolare nel braccio.

Questo principio è analogo a quello applicato nell’apparecchio chiamato lie detector (macchina della verità). Le domande formulate durante il test con il lie detector hanno lo scopo di suscitare nella mente del soggetto dei pensieri associati con le circostanze sulle quali si investiga. Indifferentemente dalle risposte date, che possono anche essere sbagliate, il soggetto reagirà alle domande con modificazioni della frequenza del respiro, delle pulsazioni e della resistenza elettrica della pelle. Sebbene queste modificazioni non siano direttamente osservabili l’apparecchio le ingrandirà e le convertirà in un movimento meccanico registrabile e valutabile solo da un esperto. Alcune domande usate durante il test sono chiamate domande «controllo» e di proposito non hanno attinenza con l’esame in corso. Domande quali: «Pioveva oggi?» o «Vi chiamate Giovanni?» sono usate per stabilire la reazione normale dell’esaminando. Altre domande verranno intercalate a domande «controllo» circa le cose e i fatti connessi con l’episodio in esame. Supponiamo che il test serva per determinare cosa l’individuo sa, se mai sa qualcosa, a proposito di un furto di anelli di brillanti avvenuto in un’abitazione del quartiere «Concordia». Sappiamo che un cane nero ha inseguito il ladro e che gli anelli sono stati nascosti in una scatola da scarpe. Domande quali: «Eravate dalle parti di Concordia martedì notte?», «Vi piacciono i cani neri?», «Possedete un anello di brillanti?» provocheranno delle risposte confrontabili con quelle date a domande «controllo». Il colpevole, o l’individuo a conoscenza dei dettagli del reato, dovrebbe dare una risposta molto diversa ai due tipi di domande che non invece la persona assolutamente ignara del reato.

Procediamo ora con la descrizione dell’esperimento del pendolo, in seguito discuteremo esaurientemente il rapporto delle riposte risultanti con quelle sopra menzionate.

Stando in piedi o seduti davanti a un tavolo o ad uno scrittolo, tenete il pendolo tra il pollice e l’indice in posizione tale che il peso si trovi ad un centimetro circa dalla superficie. Usate l’altra mano per arrestare il peso finché il pendolo non rimarrà quasi immobile su un punto (vedi immagine). Immaginate ora una linea tracciata sulla superficie del tavolo direttamente sotto il pendolo che vada da sinistra verso destra. Non appena avrete immaginato la linea, il pendolo comincerà, dapprima leggermente, ad oscillare avanti e indietro lungo la linea immaginaria.

Iniziata l’oscillazione il suo movimento aumenterà anche se penserete saltuariamente a qualcos’altro, purché i vostri pensieri non implichino un altro genere di movimento. Ogni qual volta avrete formato una buona immagine mentale, il pendolo reagirà muovendosi concordemente e con aumentata ampiezza.

Dopo aver fatto questo per un minuto o due o, se lo preferite mentre il pendolo sta ancora oscillando, modificate l’immagine della linea in una che vada nella direzione opposta. Durante la trasformazione di quest’immagine il pendolo rallenterà per poi oscillare con crescente ampiezza lungo la nuova linea. Potrete poi farlo girare in circolo pensando ad un orologio o ad una qualsiasi cosa di forma circolare. Quando oscillerà bene in una direzione potrete anche farlo fermare e girare nella direzione opposta pensando ad una freccia circolare rivolta in quel senso ad una giostra o a qualcosa di simile.

Molti daranno subito dei buoni risultati. Se voi invece otterrete dal pendolo solo un leggero movimento o una pigra risposta, dovrete interrompere un attimo per preparare un pezzo di carta bianca (come illustrato in figura) sul quale tracce rete un grosso circolo con una croce al centro le cui linee toccheranno il circolo in quattro punti.

Appoggiate il disegno sul tavolo e ricominciate. Questa volta iniziate dal punto di intersezione delle linee ed immaginate solo una linea alla volta. Questo sistema vi aiuterà ad ottenere reazione desiderata. Se incontrerete ancora delle difficoltà, disegnate sulla carta una sola linea e cercate di far oscillare il pendolo in una sola direzione. Dopo di che girate il pezzo di carta in modo che la linea corra nell’altro senso. Ottenuta una perfetta padronanza con le linee potrete tentare con il circolo.

Dopo una risposta ben definita in tutti e tre i movimenti avanti e indietro, da sinistra a destra e circolarmente — potrete se lo desiderate, usare il pendolo per «rispondere» ad alcune domande. Potrete indifferentemente avere qualcuno che vi pone delle domande o formularle voi stessi. A questo punto stabilirete che il «no» sarà la linea orizzontale e il «sì» quella verta cale. Questi movimenti somigliano più da vicino a quelli de capo per negare o assentire. Pensando alla domanda il pendolo oscillerà in un senso o nell’altro ad indicare la vostra risposta. Se è impossibile rispondere alla domanda con un «sì» o con un «no» ideate un sistema di risposta più elaborato. Ad esempio disegnate un circolo avente un diametro di sei o sette centimetri e scrivete le lettere dell’alfabeto attorno ad una sola metà della circonferenza. Poi, tenendo il pendolo al centro del circolo, pensate alla domanda; il pendolo sillaberà la risposta. □Se non siete interessati nell’esperimento della domanda-riposta non è indispensabile che lo eseguiate. Ve lo abbiamo descritto soltanto come materia secondaria di possibile interesse. Il movimento del pendolo in risposta al vostro pensiero costituisce la parte essenziale di questo esperimento, e la facilita con la quale esso si verificherà servirà a determinare (sebbene non in modo conclusivo) la vostra predisposizione allo sviluppo dell’autoipnosi. Questo vale anche per la reazione delle braccia nell’esperimento del semaforo, perciò le risposte del pendolo potranno, entro certi limiti, essere poste in relazione con la vostra abilità nel comprendere e nell’eseguire le istruzioni, nell’immaginare determinati simboli e nell’aderire ai procedimenti sistematici. Noterete che, per quanto riguarda l’uso del pendolo per ottenere delle risposte a delle domande, mi sono riferito al risultato come indicazione della «vostra risposta». È esattamente così: non si tratta di «una risposta», ma della «vostra riposta». La direzione del pendolo è governata esclusivamente dagli impulsi generati dal vostro pensiero ed il riflesso dei vostri desideri e dei vostri impulsi più profondi. Più grande sarà per voi il significato emotivo contenuto nella domanda e maggiore sarà la difficoltà di valutare la risposta indicata dal movimento del pendolo. Se voi attribuite una considerevole importanza alla domanda, la risposta potrà essere facilmente influenzata da chiunque vi starà osservando, specialmente se implicato in qualche modo nella risposta. Studieremo dettagliatamente le risposte emotive più avanti. Per ora, sarà sufficiente ai nostri fini che vi rendiate conto del fatto che le risposte descritte altro non sono che il risultato di processi operanti solamente in voi stessi e che essi non sono causati da alcuna forza o potere sconosciuti.

Esercitatevi a fondo nei fenomeni del pendolo finché non vi sarete completamente impratichiti e non avrete ottenuto delle risposte soddisfacenti. Se la parte che riguarda la domanda-risposta vi interessa, esercitatevi per un po’ fin quando la vostra curiosità non sarà stata appagata, ma assicuratevi che le risposte alle linee e ai circoli siano state sperimentate e capite prima di procedere all’esperimento successivo.

Il peso fantasma

Quest’esperimento non comprende dei nuovi principi o dei nuovi elementi, ma costituisce un altro passo avanti verso il controllo fisico delle nostre risposte fisiologiche e, a questo punto dell’istruzione, faciliterà lo sviluppo dello schema auto ipnotico.

Leggete attentamente le istruzioni fino a quando non avrete ben compreso cosa dovete fare; poi scegliete un momento adatto per eseguirle. Anche se pensate di non averne bisogno, dedicate alla prima seduta almeno un’ora di tempo senza interruzioni. È molto importante non essere pressati da una sensazione di fretta. Qualora lo riteniate di aiuto per la vostra percezione mentale, potrete vedere un autentico oggetto prima di tentare di immaginarlo. In questo caso sarà bene che ve lo procuriate e che lo osserviate. Se sarete in grado di formare una discreta immagine di una corda resistente e di un grosso peso, bene, se no procuratevi gli oggetti veri ed osservateli attentamente.

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Non appena pronti, sedetevi in una comoda poltrona o sdraiatevi su un divano o su un letto con un braccio comodamente abbandonato su un bracciolo della poltrona o lungo il bordo del letto a seconda dei casi. Il braccio dovrà trovarsi in posizione tale che con un semplice movimento all’esterno potrà cadere verso il pavimento.

Chiudete gli occhi. Ora immaginate che una corda molto resistente con un grosso peso a mezza strada dal pavimento, sia legata al vostro braccio. Immaginate che il peso vi tiri il polso facendolo scivolare dal bordo e cadere verso il pavimento. Immaginate anche che il braccio, una volta caduto, sia trattenuto dal peso e che di conseguenza vi sarà difficile risollevarlo. Immaginate, o pensate bene all’intera sequenza. Cercate di convincervi che avete veramente una corda legata al polso con un peso attaccato all’altro capo per cui il braccio scivolerà e cadrà verso il pavimento. A questo punto pensate alle parole: «Il tuo braccio è pesante, molto pesante. Ogni qualvolta penserai alla parola ” pesante ” il braccio diventerà più pesante, scivolerà dal bordo e cadrà verso il pavimento».

Questo completerà le istruzioni, ma prima di incominciare ricapitoliamo per essere certi di avere capito perfettamente tutto. questo è molto importante. Quando sarete nella posizione su descritta dovete raffigurarvi la corda, il peso ed il movimento del braccio. Poi, mentalmente, usando la seconda persona, descrivete la scena immaginata. Immaginate di scrivere la parola «pesante» e dite a voi stessi che il (solo) «pensiero» stesso della parola, lo scriverla e l’immagine dell’azione farà sì che questa accada. Stabilite che, una volta cominciato, penserete a queste idee con la maggior concentrazione possibile. Respingete qualunque altro pensiero, tornando sempre all’idea di pesantezza. Se vi sorprenderete ad analizzare cosa sta succedendo al vostro braccio, questo sarà il segnale per tornare con la mente alla sequenza.

È molto importante usare le parole che formano la suggestione in termini di «seconda persona». Pensate «tu» non «io». Supponete sia la vostra «mente cosciente» a dare ordine al vostro «subcosciente». Questo varrà per ogni suggestione che formulerete d’ora in avanti. Manterrete la stessa terminologia sia che stiate pensando, leggendo o ascoltando la suggestione. Ripeto, durante l’intero processo pensate a voi come «tu» non come «io».

Alcuni ricordano con più facilità le istruzioni se le leggono elencate nei particolari, perciò rifarò la lista di ciascun argomento.

  1. Immaginate la corda, il peso ed il vostro braccio muoversi secondo la descrizione.
  2. Immaginate di scrivere la parola «pesante» ed accettatelo come il simbolo che provocherà la risposta.
  3. Pensate o dite la parola «pesante» ed accettate anch’essa come un simbolo. Alternate il pensiero dei simboli con l’immagine della risposta.
  4. Evitate di analizzare o di pensare a qualunque altra cosa dal momento dell’inizio.

Esercitatevi finché non avrete ottenuto una risposta soddisfacente, cioè fino a quando il braccio non scivolerà via veramente e non avrete la sensazione che sia davvero molto pesante. Questa pesantezza scomparirà non appena avrete ripreso le normali attività.

Non scoraggiatevi se non ottenete dei risultati immediati o completi. Benché molti riescano fin dalla prima volta, altri dovranno fare molte sedute pratiche.

Quando il braccio avrà risposto in maniera soddisfacente continuate a pensare ancora per un poco, al peso che lo trattiene. Mentre vi raffigurate il peso, se proverete a sollevare il braccio lo sentirete più pesante. Cercate di persuadervi che ogni qualvolta proverete ad alzarlo esso risponderà soltanto con una sensazione di maggior pesantezza.

A mano a mano che proseguirete, il vostro atteggiamento, costituirà il fattore principale per il raggiungimento di buoni risultati. Con ogni nuovo esperimento si aggiungerà qualcosa di soddisfacente ed il successo contribuirà a formare in voi la fiducia e la convinzione nella vostra abilità e nella tecnica usata. Ingrandite il più possibile nella vostra mente questo concetto. Cercate di minimizzare ogni mancanza di risposta pensando, invece semplicemente: «Accadrà presto e la risposta sarà migliore di un’altra ottenuta troppo in fretta».

Un giusto grado di collaborazione è importante, però questo non vuol dire che dobbiate eseguire la risposta coscientemente. Significa piuttosto, che dovete eliminare qualsiasi dubbio sull’esito della risposta stessa. Dovrete agire «come se» la situazione immaginata esista veramente e come se la risposta non sia altro che una naturale conseguenza delle circostanze esistenti.

Supponete di essere un attore (o un’attrice) che prova il brano di una commedia, e che il regista vi abbia chiesto di recitare la parte di una persona talmente stanca da non essere in grado di sollevare il braccio. Leggerete il copione fornito per questa scena e poi reciterete cercando di descrivere nel migliore dei modi il carattere del personaggio che state impersonando. Facendo questo (cioè fingendo che il braccio sia pesante) proverete in effetti una sensazione di pesantezza al braccio. Questo è il genere di collaborazione di cui vi parlavo. Agite «come se» le circostanze immaginate fossero vere.

Se incontrerete ancora delle difficoltà nel conseguimento delle risposte, potrete seguire un’altra procedura che vi aiuterà ad ottenere dei buoni risultati. Se però eviterete di ricorrervi sarà meglio. Perciò seguite queste istruzioni soltanto come ultima risorsa.

Prima di una regolare seduta pratica, mettete il braccio fuori dal bracciolo o lungo il bordo del letto o del divano e premete forte in direzione del corpo continuando finché resisterete, non di più. Poi, appoggiate immediatamente il braccio sul bracciolo (o sul bordo del letto secondo il caso) e proseguite con le normali istruzioni.

Questo procedimento non solo produrrà una vera sensazione di stanchezza e di pesantezza al braccio, ma predisporrà i muscoli a rispondere nella maniera desiderata.

Se comprenderete e seguirete esattamente queste istruzioni l’insuccesso sarà letteralmente impossibile. Esercitatevi finché non avrete ottenuto un buon risultato prima di proseguire con il prossimo esperimento.

A questo punto vi domanderete se il vostro assistente, sempre che ne abbiate uno, debba o no continuare a seguirvi. La risposta è no, non direttamente. Potrà aiutarvi a capire meglio le istruzioni leggendovele e discutendole insieme con voi e potrà inoltre esservi di aiuto nella valutazione delle risposte durante gli esercizi pratici. Egli, tuttavia, non dovrà prendere parte attiva agli esperimenti finora descritti.

L’esperimento della fascia elastica

Stando comodamente seduti o sdraiati, mettete un braccio in posizione tale che piegando il polso possiate facilmente vedere le dita ed il dorso della mano (vedere immagine). Mantenete lo sguardo fisso sulla mano mentre allargate le dita sforzandovi di aprirle il più possibile. Immaginate ora che attorno alle vostre dita si stringa un resistente e spesso nastro elastico. Pensate che questa fascia elastica abbia un diametro inferiore a quello della mano pur essendo molto grosso, e che vi abbiate infilato le dita dentro cercando di allargarle il più possibile. Avrete ora la sensazione che vi serri le dita. Pensate mentalmente: «Più cercherai di impedire che le dita si congiungano e più esse tenderanno ad unirsi». Cercate di immaginare questa scena. A questo punto potrete chiudere gli occhi continuando però a costruire l’immagine dell’elastico che vi serra le dita. Immaginate infine di impedire con molta forza, ma senza risultato, che le dita si tocchino e pensate: «Quando le dita si saranno toccate non sarai più in grado di separarle». Alternate l’immagine della fascia elastica che vi serra le dita con le parole che formano la suggestione: (1) più cercherai di allargare le dita, più esse si stancheranno e tenderanno ad unirsi. (2) Quando si saranno toccate non potrai più separarle.

Applicatevi finché non avrete ottenuto una risposta soddisfacente.

Quando le dita si saranno toccate cercate di fissare nella vostra mente l’immagine della fascia elastica che vi stringe fortemente le dita. Poi immaginate che l’elastico non ci sia più e che le dita si riposino normalmente.

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Seguite le istruzioni suddette mantenendo un atteggiamento forte e positivo. Qualora incontraste delle difficoltà vi sarà di aiuto eseguire una o due volte l’esperimento con una vera fascia elastica in modo da sperimentare una reale sensazione di pressione.

Le dita magnetizzate

Stando comodamente seduti, congiungete le mani, e, appoggiando i gomiti contro il corpo tenetele ad una distanza di circa quindici centimetri dal viso. Fissate per un istante gli indici (vedere immagine) e poi chiudete gli occhi.

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Immaginate che gli indici siano fatti di un metallo fortemente magnetizzato così che aderiranno dopo essere stati disuniti con la forza. Quando avrete chiaramente sviluppato questa idea, tenendo le altre dita strettamente unite, raddrizzate lentamente gli indici tenendoli più che potete lontani uno dall’altro. Sforzatevi di tenerli staccati, ma pensate che la forte magnetizzazione farà sì che si uniranno comunque. Mentre si avvicinano, immaginate che la forza magnetica aumenti e che quando si saranno toccati non potrete più staccarli. Pensate anche che, più vi sforzerete per separarli e più rimarranno uniti.

Vi sarà facile creare quest’effetto al punto da essere realmente incapaci di separare le dita per pochi secondi o anche più. Sebbene con ogni probabilità non sarà necessario, potrete se lo desiderate, procurarvi due piccole calamite ed esercitarvi con esse per calcolare meglio le forze implicate. Ripeto ancora una volta, di completare soddisfacentemente quest’esperimento prima di passare oltre. L’esperimento delle mani giunte Unite le mani come nel precedente esperimento poi, lentamente, fatele ruotare stendendo le braccia in avanti con i gomiti diritti in modo che possiate vedere le dita ed il dorso della mano (vedi figura seguente). Quest’esperimento è conosciuto anche con la denominazione di «Stretta di mano cinese» (Chinese handclasp). Se i pollici tenderanno a separarsi cercate il più possibile di tenerli uniti come le altre dita. Ora, chiudete gli occhi e immaginate che una grossa corda sia legata attorno alle vostre braccia all’altezza dei gomiti e che li avvicini uno all’altro. Immaginate inoltre che una colla liquida molto consistente sia stata versata sulle vostre mani e che si stia asciugando amalgamandola insieme in una massa solida. Pensate nuovamente alla corda attorno alle braccia e immaginate che sia legata ancor più saldamente. Sviluppate quest’immagine fino a quando non avrete la sensazione che le braccia siano stese e rigide. Ripensate alla colla che a questo punto si sarà indurita e solidificata attorno alle mani, e cercate di rammentarlo mentre pensate ancora una volta alla corda. Quando sarete in grado di immaginare con vividezza la corda che vi stringe con forza sempre crescente le braccia, potrete provare a separare le mani, ma sarete incapaci di farlo. Cercate di convincervi che qualsiasi sforzo facciate le vostre mani rimarranno saldamente incollate e vi renderete conto che è effettivamente così!

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Non provate a separare le mani per più di pochi secondi. Sebbene sia importante per voi sperimentare questa difficoltà, ricordatevi che non è stata causata da una forza esterna, ma dallo sviluppo di risposte che sono il risultato dei nostri stessi processi mentali. Questo è ciò che avete voluto accadesse per il conseguimento futuro di più importanti risultati. Accettate per pochi secondi questa risposta come testimonianza del vostro uso effettivo della visualizzazione che provoca una reazione fisiologica.

State imparando che dovete separare quello che è il condizionamento di una risposta dal significato sperimentale della risposta. Se durante il condizionamento o il procedimento di suggestione penserete alla probabilità di funzionamento o meno, diminuirete notevolmente l’efficacia del condizionamento. Se, viceversa, «saprete» che esso funzionerà contribuirete efficacemente al successo. L’opposizione sistematica, anche se temporanea, di un’opinione su un’altra porta alla convinzione. Ed è al raggiungimento di tale convinzione che noi tendiamo.

Talvolta, proseguendo con questi esperimenti, potrebbero sorgere dei pensieri negativi come: «Questo procedimento altro non è che parlare a sé stessi».

Non commettete quest’errore! Ricordatevi che ogni procedimento sistematico in grado di sviluppare un controllo simbolico sulle funzioni fisiologiche deve necessariamente coinvolgere i vostri processi mentali. Siete voi che dovete sperimentare, comprendere e stimolare queste risposte. In un certo senso è come «parlare a voi stessi» o pensare da soli. Ma questa tecnica ha delle ragioni molto più profonde. Proseguendo sistematicamente attraverso una serie di complessi episodi psicosomatici vi condizionerete a rispondere ai livelli del subconscio a stimoli che possono aver origine solo nei livelli coscienti. Molte di queste risposte una volta condizionate diverranno autonome.

Quanto hai appeno letto è tratto da un libro difficilmente reperibile (1963) – Autoipnosi di Holbert, Duncan A – versione italiana a cura del prof. Giovanni Marchiafava.

tratto http://www.coscienza-universale.com/

Esperimento di autoipnosiultima modifica: 2015-12-23T20:19:30+01:00da subbuteo63
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