DAN BURISH E LA S-4, DOVE IL MAJESTIC 12 TENEVA IN VITA GLI ALIENI RECUPERATI DAGLI UFO CRASH

Dan Burish e la S-4, dove il Majestic 12 teneva in vita gli Alieni recuperati dagli UFO Crash

Questo articolo si basa su informazioni che Ron Garner mi fornì durante un incontro avvenuto a Laughlin, in Nevada, nel Febbraio 2009. Garner si presentò come referente del microbiologo Dan Burisch, all’epoca operativo nel settore tecnico scientifico del Majestic 12, il gruppo super segreto a cui da oltre 50 anni farebbero capo le attività di intelligence USA (e non solo) rispetto alla presenza – dal 1947 ad oggi – di Entità Biologiche Extraterrestri (EBE) nelle basi sotterranee in territorio statunitense. Ron Garner è morto a Los Angeles il 14 Marzo 2015. Poco prima di morire aveva rilasciato un’intervista in video all’autorevole ricercatore Bob Wood. Qualunque sua documentazione è scomparsa. Quanto segue è la fedele cronaca delle conversazioni intercorse fra Ron Garner e il sottoscritto.
La “clean sphere”, la biocapsula asettica situata al quinto livello sotterraneo della S-4 (Area 51). Illustrazione di Michael Schratt.

Maurizio Baiata (al telefono) – Pronto?
Parlo con Maurizio Baiata?
M.B. Sì, sono io, con chi ho il piacere?
Il mio nome non ha importanza, in questo momento non le direbbe nulla. Paola Harris mi ha dato il suo numero. Se non le dispiace vorrei proporle di incontrarci qui in albergo, mi trovo a Laughlin, ma riparto subito, dovremmo vederci domani mattina.
M.B. Mi scusi. La ragione di questo incontro?
Gliela spiego domani.
M.B. Va bene. Se Paola le ha dato il mio numero…
Esatto. Domani, stanza n. (x), alle 10 AM. Va bene?
M.B. Ok, a domani.
Cominciò così in un tardo pomeriggio di un giorno di fine Febbraio 2009, all’Aquarius Hotel & Resort, a Laughlin, una striscia di terra riarsa e qualche chilometro di alberghi ed edifici divisa dal fiume Colorado nel cuore desertico del Nevada, il mio incontro con un presunto emissario del Majestic 12. Le vie del Signore sono infinite e ad accettare l’appuntamento non ci pensai troppo. Il clima della 18.ma edizione dell’International UFO Congress era rovente di per sé e gli incontri con grandi personaggi dell’ufologia mondiale si susseguivano a ripetizione. È il più grande consesso ufologico del mondo e tante facce le riconosci, ma tante altre sono sconosciute e certamente c’è chi ne approfitta per osservare, tenere d’occhio, infiltrarsi… fidarsi è bene, ma…
Aquarius Hotel&Resort, Laughlin, Nevada.
Superata la mastodontica hall infestata dalle slot machine e fatta la scala mobile che porta al piano superiore e quindi al salone conferenze, incrociai la mia collega giornalista americana Paola Harris e le chiesi se l’elusivo personaggio che mi aveva contattato fosse o meno reale. Lo era e parlava per conto del microbiologo Dan Burisch, che Paola aveva incontrato alcuni mesi prima. La mattina dopo, alle 10 in punto suono alla stanza n. (x) e mi viene ad aprire un uomo alto e distinto, impeccabilmente in blu, con un sorriso sornione stampato sulle labbra.
R.G. Buon giorno, Maurizio, grazie per essere venuto. Mi chiamo Ron Garner.
M.B. Grazie Mr. Garner, lei partecipa al congresso?
R.G. No, ho preso la stanza soltanto per incontrare lei. Prego si accomodi, non abbiamo molto tempo.
Le camere dell’Aquarius sono tutte uguali, spaziose e decadenti, se le rinnovassero gioverebbe, ma abbastanza confortevoli e costano cifre ridicole rispetto agli alberghi italiani. Ecco, i letti. Dimensioni americane, due singoli, distano un metro l’uno dall’altro. Garner mi dice di sedermi su quello a sinistra e da dietro quello di destra tira su un borsone, lo apre e ne estrae degli album e dei classificatori in finta pelle.
R.G. Maurizio, sa qualcosa del Majestic 12? In Europa dovrebbe essere noto come Majority Committee.
M.B. Del Majority Committee mi ha parlato qualche anno fa il Sergente Maggiore Robert Dean. Credo sia un’altra denominazione per il Majestic. Per il resto so quello che è trapelato dai documenti divulgati e dei quali si discute ormai da anni.
R.G. Lascia perdere i documenti. Io sono qui per parlarti di qualcosa di reale e in carne e ossa. Conosci Dan Burisch?
M.B. Sì. Ne ho sentito parlare e Paola Harris lo ha incontrato.
R.G. Questo nostro incontro è stato voluto per veicolare le informazioni che il Majestic 12 ha consentito a Dan Burisch di far uscire e servono operatori competenti e di mente aperta, che siano in grado di raggiungere un buon numero di persone nei rispettivi Paesi. Io mi occupo di filtrare alcune informazioni qui negli USA e ne rispondo direttamente a Dan Burisch. Tu puoi farlo per l’Italia e io sono il tuo riferimento.
Ron Garner
M.B. Mi sta dicendo che di questo nostro incontro sarebbe a conoscenza il Majestic 12? E mi sta dando del tu? E questi fascicoli e questi album cosa contengono? (indicandoli, poggiati sul letto davanti a me, le dita di Garner ne tamburellano le copertine).
R.G. Non c’è motivo di essere formali.
M.B. Ok, ma io con il Majestic 12 non vorrei avere nulla a che fare.
R.G. Guarda. Inutile discutere. Se ti interessa, ti mostro il materiale e poi ne parliamo, abbiamo al massimo una mezzora. Puoi registrare la nostra conversazione, ma sia chiaro che quando te lo dico dovrai spegnere”.
M.B. Va bene (accendo il mio registratore a cassette).
R.G. Partiamo dall’inizio, era il 2002. Parlando con Bill Hamilton(ricercatore aerospaziale e ufologo, N.d.R.), venni a sapere che Dan Burisch era atteso in Ottobre come relatore in una conferenza a Las Vegas. Ma il 18 Settembre la giornalista Linda Moulton Howe comunicò che di Burisch si era persa ogni traccia. La compagna di Dan, Marcia Mc Dowell, pubblicò un avviso funebre che ne annunciava la morte. Dan però non era affatto morto, era stata messa su una storia di copertura, in realtà era stato aggredito ed era finito in ospedale. Queste sono le foto.
Dan Burisch dopo l’aggressione.
(Garner apre un album a cartelle di plastica trasparente, le sfoglia velocemente e me le mostra).
R.G. Ecco cosa gli hanno fatto. Il viso era tumefatto, quasi irriconoscibile. Aveva diverse costole fratturate, una mano fracassata. Furono le conseguenze per aver pubblicato un libro che aveva scritto con Marcia McDowell. E ne aveva pronto un altro, scritto con sua madre Doreen Crain.
M.B. Perché, cosa ha scritto e chi lo ha ridotto in questo stato?
R.G. L’ordine era stato eseguito da apparati esecutivi del gruppo Majestic 12, per il quale lavorava ed era stato solo un avvertimento. Per il MJ-12 quello che aveva pubblicato era innocuo, ma non doveva azzardarsi a divulgare altro. Come microbiologo al servizio del MJ-12 era tenuto al silenzio assoluto. Burisch se ne rendeva conto, ma era uno spirito libero. Dissi ad Hamilton che per convincere la gente dovevamo disporre di un’intervista in video. Arriviamo all’Aprile 2003. Hamilton consigliò Las Vegas, dove Burisch abitualmente incontrava altri scienziati e per precauzione sceglievano luoghi pubblici, dei casinò dove abbondavano le videocamere di sicurezza. Nel nostro caso scelse il Luxor, un albergo vicino al “Talking Camel”, nel coffee shop.
M.B. Ti consentì di registrare?
R.G. Sì, sai quanto valgono le dichiarazioni registrate e la nostra fu di un’ora e mezzo. Fu solamente in audio e usammo il mio registratore, quello di Bill Hamilton si era guastato.
M.B. Poi cosa è successo?
R.G. Dopo quel primo incontro, nel Maggio 2003 Hamilton riuscì a organizzarne un altro, stavolta accanto al Venetian Hotel. Nella Western Hall, a cinque minuti di distanza, allestimmo un mini studio con videocamere professionali e operatori professionisti. Volevamo immagini ad alta qualità da proporre alle televisioni. Girammo due ore e mezza di intervista e poi ne editammo una versione da 50 minuti. Disponendo di un budget sufficiente, volevamo intervistare anche i suoi genitori, John e Doreen che incontrammo a casa loro.
Ron Garner con i genitori di Dan Burisch.
Non vedevano il figlio da 10 anni e non volevano farsi riprendere senza aver visto prima il nostro girato. Hamilton e Marcia rifiutarono. Mostrammo alcuni spezzoni e la madre si mise a piangere. Erano le due del mattino. A quel punto ci chiesero una copia. Acconsentimmo, avremmo dato loro il nastro, ma solo per una settimana. Fu un errore. Entrarono nella loro casa, rubarono tutto, compreso il nastro. Fortunatamente mi avevano dato copie di alcuni suoi documenti, fra cui il certificato di nascita, eccolo qui. Arriviamo all’estate scorsa. Hamilton si tira fuori dal gioco a Settembre. Il Majestic fa pervenire un messaggio a Dan: “Ti seguiamo passo per passo”. Cercano di incastrarlo, si erano procurati delle foto di Marcia in camicia da notte… roba da pazzi, ma lo tenevano in pugno con qualunque mezzo. Da una parte gli avevano dato l’ordine di divulgare delle informazioni, dall’altra, non appena l’ha fatto fuori dal loro controllo, lo hanno punito. Allora mi sono rivolto all’avvocato Danny Sheehan, gli ho spiegato tutto e gli ho dato diverso materiale. Come questi, sono gli originali che mi ha dato Burisch. Ora spegni per favore e non puoi fotografare.
Ron Garner apre un altro album. Davanti ai miei occhi appaiono fotografie di medio formato, tutte in bianco e nero che mostrano corpi di esseri non umani, delle EBE (Entità Biologiche Extraterrestri, mi dice) ognuna accompagnata da fogli ingialliti che non recano alcuna sigla, o timbri, tutti dattiloscritti, con macchine diverse, inseriti in guaine di plastica trasparente. Scruto velocemente i report, molto sintetici. Hanno intestazioni a caratteri un po’ più grandi. Garner non ne sa nulla, non mi fornisce alcuna informazione e sfoglia l’album. Le foto mostrano corpi di alieni su tavoli autoptici, con crani grandi, un paio intatti, altri pieni di ferite, non vedo organi sessuali, arti esili. Una foto mostra dei corpi (presumo) coperti da lenzuoli, un’altra delle “body bags” di plastica nera. Ci sono anche due o tre immagini di alieni forse vivi, hanno gli occhi aperti, le lettighe su cui sono adagiati consentono a malapena di intuirne le dimensioni piuttosto minute. Provo a chiedere a quali anni si riferiscano quelle foto, ai ’40, ai ‘50? Garner non lo sa e mi fa cenno che posso riaccendere il registratore.
R.G. Guarda questa illustrazione, non è di fantasia, descrive una fase fondamentale del lavoro di Dan (Crain, il suo vero cognome) Burisch, risale al periodo più drammatico, quando era dentro la S-4, Area 51. Questa è la “clean sphere”, la capsula asettica in cui era inserito J-Rod e qui vedi la cabina di decontaminazione prima di accedere nella sfera. Questo è come appare l’alieno, l’artista ci sta ancora lavorando”.
J-Rod
M.B. Di quali anni stiamo parlando?
R.G. Dan è nato il 2 Febbraio 1964, ora ha 42 anni, è entrato nel MJ nel 1986 a soli 22 anni e aveva appena finito l’università con la laurea di microbiologia. Gli dissero che era ora di uscire dal laboratorio e di vedere il mondo. Lo disse ai suoi genitori e per alcuni mesi venne lasciato completamente da solo. Senza altri contatti. Era in parcheggio. Torniamo indietro. A 16 anni gli era stata diagnosticata la sclerosi multipla, aveva quasi perso la vista, la madre aveva saputo di un monsignore, un alto prelato cattolico che era un medico guaritore. Decise di portargli il figlio ed erano lì in prima fila. Dan avvertì uno strano pizzicorio in tutto il corpo e nel giro di qualche tempo fu guarito miracolosamente. Dan non era religioso, ma a quel punto sentì dentro di sé una forte spinta spiritualista. Nel 1987 decise di prendere i voti. Era entrato nel St. Patrick Seminary di Menlo Park (California) e ci aveva trascorso solo quattro o cinque mesi per nulla felice della sua scelta, ma stava cercando di comporre la propria visione spirituale… a un certo punto riceve una telefonata da un certo Little John, capitano dell’Air Force che gli dice che lo hanno individuato come elemento interessante per delle ricerche per conto di un ente governativo.
Dan Burisch, nella sede di Open Minds Magazine, Tempe, AZ, 2010. Photo: Maurizio Baiata
Dan gli spiega che era un novizio e che quindi non poteva lasciare, ma incontra ugualmente Little John, che di persona gli dice del Majestic 12, fa una telefonata e poi aggiunge: “Non ti preoccupare, noi andiamo d’accordo con Dio”. Dan si convince, lascia il seminario e viene contattato di nuovo. Lo preparano e mettono alla prova assegnandolo a un ufficio del settore giudiziario, incaricandolo della supervisione di ex detenuti in libertà condizionata. Ha a che fare con persone che hanno avuto seri problemi con la giustizia. Poi riceve la visita di due tizi che entrano nel suo ufficio con un microscopio, si chiudono dentro e ci restano con Dan per un paio di ore. Aveva analizzato dei campioni di tessuto organico e aveva superato il test ed era pronto per lavorare con i tessuti del J-Rod. Alla madre disse che aveva fatto un lavoro per il governo.
M.B. Cosa accadde dopo?
R.G. Nel 1994 Dan entra nell’Area 51. Prima viene brevizzato sui severissimi protocolli, che impara a memoria, poi si ritrova nella “clean sphere” e incontra il J-Rod per la prima volta. Con uno strumento di estrazione deve prelevare campioni di epidermide dell’essere, che poi introduce in un tubo pressurizzato collegato a una cassetta pneumatica che raggiunge direttamente il laboratorio dei biologi che si trovano in un reparto sottostante. I prelievi si rendevano necessari perché J-Rod è quello che noi saremo nel futuro, circa 45.000 anni avanti a noi e se fossimo riusciti a individuare la cura per questa loro patologia neuropatica, avremmo trovato una cura per gli umani nel futuro… la questione riguarda il cosiddetto “Convergent Timeline Paradox”. Non posso entrare nei dettagli. (vedi NOTA a fine articolo)
M.B. Francamente, non ci sto capendo molto.
R.G. Dan ha operato nella clean sphere per due anni, nel 94 e 95. Ora però devi spegnere.
(Ripresa della registrazione – chi scrive purtroppo non ricorda quanto Ron Garner gli disse nei momenti in cui il registratore era spento).
Dan Burisch in tuta anticontaminazione.
R.G. Rispetto alle tute spaziali della Nasa, quella per entrare nella clean sphere aveva delle aperture per la climatizzazione interna. Il lavoro di Burisch sul finire del 95 consisteva unicamente nell’entrare nella clean sphere indossando la sua tuta anticontaminazione, per assistere J-Rod, le cui condizioni peggioravano.
M.B. C’erano altri tecnici oltre a lui?R.G. Sì, non era l’unico, ma il più delle volte era il solo a trattare con il J-Rod, che lo conosceva. Dan era a capo del team medico. Quando entrava nella capsula, J-Rod era accovacciato sul fondo dell’ambiente, la neuropatia gli impediva di stare in posizione eretta. Dan entrava e il protocollo prevedeva che gli dicesse: “Sono un umano, sono qui per aiutarti”, con parole scandite come con un teleprompter, un suggeritore automatico, ma era quasi un gioco, dato che il J-Rod comunicava solo telepaticamente. Estrarre i campioni di tessuto era molto doloroso, tanto che Dan non poteva toccarlo e tenerlo fermo con la sua mano, la destra, perché attraverso la mano sentiva il dolore che J-Rod provava, quindi inseriva lo strumento con la sinistra. Verso la fine del 95 per la prima volta fu J-Rod ad avvicinarsi a lui, il che lo spaventò molto e J-Rod gli afferrò le spalle e lo fece stendere supino, senza saltargli addosso, e gli scaricò telepaticamente tutte le informazioni.
J-Rod e Burisch nella “clean sphere”.
Calcola che Dan era stato addotto quando aveva otto anni, c’era dunque un qualcosa, un collegamento, ma non so altro, tranne il fatto che da quel momento Dan aveva iniziato a ricevere una massa enorme di informazioni da J-Rod. Poco tempo dopo J-Rod era morto. Burisch era intenzionato fra il 96 e il 97 a scrivere un libro, che riguardava le strutture artificiali di Marte. Il governo glielo impedì. Gli dissero: Non vogliamo che tu lo scriva, se lo fai ti cancelliamo il tuo phd dalla State University of New York”. E Dan il libro lo ha scritto e loro hanno cancellato il suo curriculum universitario. C’è molto altro, questa è la sua vicenda per sommi capi. Adesso devo dirti qualcosa di importante. Per favore spegni.
Fine della registrazione
Ron Garner, nell’ultima intervista rilasciata a Bob Wood prima di morire.
Ron Garner è morto il 14 Marzo 2015 a Los Angeles. Dopo Laughlin l’ho incontrato altre due volte, nella redazione di Open Minds a Tempe, Arizona, nel 2010. Si stava impegnando a fondo per divulgare le informazioni di Burisch e il male contro cui avrebbe lottato coraggiosamente per cinque anni lo aveva già aggredito, per questo avrebbe desiderato il supporto anche economico della Open Minds Production, che glielo ha rifiutato. Era riuscito comunque a mettere una parte del materiale riguardante Dan Burisch nel suo sito della Stargate Productions su autorizzazione dell’ammiraglio Mike McConnell del Majestic 12. Dopo la sua morte, il sito è sparito dal web.
L’intervista viene pubblicata qui per la prima volta.
Il caso Dan Burisch/Ron Garner sarà parte della mia relazione per la conferenza “Alieni: Basi Segrete, Rapimenti e Disclosure” di sabato 8 Ottobre a Roma. A sinistra, la locandina dell’evento.
NOTA (da informazioni rilasciate da Burisch).
Nel Project Aquarius esisteva un sub-progetto di cui Burisch era responsabile, denominato Aquarius R-2, o AQ J-Rod Program ed era mirato a eliminare un’estesa neuropatia, una polineuropatia di cui era affetto J-Rod, associata ad altre forme di malattia degenerativa presenti nella fisiologia dell’essere alieno. Il problema di maggiore gravità era rappresentato dal fatto che le EBE di tipo J-Rod usavano la loro tecnologia per viaggiare nel tempo, il che nello spazio/tempo terrestre creava delle sovrapposizioni temporali anomale.
Per vedere l’ultima intervista a Ron Garner (in due parti):
Maurizio Baiata, 5 Ottobre 2016
DAN BURISH E LA S-4, DOVE IL MAJESTIC 12 TENEVA IN VITA GLI ALIENI RECUPERATI DAGLI UFO CRASHultima modifica: 2016-11-01T20:06:05+01:00da subbuteo63
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