ANGELI IN ASTRONAVE: LA VISIONE DEI CORPI SOTTILI.

Sebirblu, 16 giugno 2017
È incredibile come il contenuto di questo libro ormai famoso che molti attribuiscono alla fervida fantasia dell’Autore, coincida perfettamente con le verità insegnate dalle più grandi menti spirituali che hanno illuminato veggenti e mistici da millenni.
Sono le Purissime Intelligenze che vibrano nei Piani Infiniti e che si manifestanocontinuamente ai semplici e ai puri di cuore che intendono seguire la via della Luce e del Bene.
L’Ultrafanìa, di cui spesso ho parlato, ved. QUI e QUI, conferma inequivocabilmente tutto quanto Giorgio Dibitonto e i suoi amici hanno vissuto nella loro straordinaria esperienza.
È inutile perciò irridere e minimizzare la portata di questa testimonianza, perché è vicino il tempo in cui anche i più scettici dovranno arrendersi all’evidenza dei fatti e piegare le ginocchia e il capo dinnanzi alla maestosità di Dio che riprenderà il dominio su questa Terra distrutta dall’arbitrio e dall’arroganza dell’uomo.
Ho pubblicato altri due post inerenti al testo (QUI e QUI) che, prefigurando i tempi attuali, ci avvisano degli eventi in arrivo e ci ammaestrano sul comportamento da tenere se vogliamo uscirne senza esserne trascinati e coinvolti pesantemente.

 
“A bordo dell’astronave”
– dal cap. 12 –
La sera del ventisette luglio vi fu un nuovo incontro. Dopo una lieve salita, la luce del disco ci segnalò la presenza dei Fratelli dello Spazio. Ci venne incontro Raffaele, e ci condusse fino ad esso, che era poggiato a terra fra gli alberi.
Dal portello aperto una luce bianchissima illuminava il prato. Leggendomi nel pensiero, Raffaele mi assicurò che non avrei sofferto di alcun disturbo, né di vertigini. Visto da vicino, il mezzo spaziale appariva maestoso, e una luce soffusa traspariva da tutti i suoi punti.
Tina era visibilmente commossa. Raffaele mise piede nel mezzo spaziale, e con la mano ci fece cenno di seguirlo. Entrò per prima Tina, poi io, e poi Paolo, che era venuto con noi.
L’interno era di una particolare semplicità. L’abitacolo era illuminato da una luce che si diffondeva ovunque, senza che ne apparisse una fonte manifesta. Sotto la grande cupola, quattro pannelli luminosi fungevano da pareti.
Provai un’emozione straordinaria: tutti eravamo illuminati da quella luce che non ha eguali sul nostro pianeta. Pace e sensazioni di liberazione interiore si mescolavano alla gratitudine per quegli Esseri meravigliosi che ci davano una simile opportunità. Ero pervaso dalla commozione.
Tina conversava con Orthon, mentre Firkon spiegava qualcosa a Paolo che lo guardava meravigliato. Dissi a Raffaele che non sarei stato capace di esprimere la mia gioia. Raffaele sorrise e guardò Paolo, che ora taceva con l’espressione di chi stia vivendo un’esperienza straordinaria e non voglia sciuparla con le parole.
Uno dei pannelli era illuminato da linee colorate e lampeggiava di luci; un Fratello, che vi stava seduto di fronte, si alzò e si avvicinò per darci il benvenuto.
Era alto, aveva gli occhi di un colore tra il verde e il celeste e i capelli castani con riflessi color rame che gli scendevano quasi fino al collo. Fui colpito dalla sua squisita gentilezza. Si scusò e tornò al suo posto di fronte al pannello delle luci.
Il portello si richiuse, e il pavimento sul quale poggiavamo i piedi ebbe un lieve sussulto ed una vibrazione che si protrasse. «Stiamo salendo» ‒ disse Raffaele ‒ «fra poco saremo a bordo dell’astronave».
Vi erano, in quella sala sotto la grande cupola, tre gruppi di sedie. Raffaele ci invitò a sederci, e sedette anche lui. Gli altri Fratelli andarono a parlare a bassa voce con l’uomo che pareva pilotare.
«L’astronave» ‒ ci informò Raffaele ‒ «si trova fuori dell’atmosfera della Terra. Non ci vorrà molto per raggiungerla».

Vennero a sedersi accanto a noi anche Orthon e Firkon. Quest’ultimo mostrava la sua esultanza per averci a bordo, e rideva bonariamente sulla paura delle vertigini che avevo prima di salire.

«Come vedi» ‒ rideva simpaticamente ‒ «stiamo tutti bene». Risi con lui, e gli confermai che era proprio come non avrei mai potuto immaginare. Tina espresse la sua ammirazione per la semplicità e la funzionalità del velivolo.
Paolo era riuscito ad esprimere la sua sorpresa di trovarsi nello spazio. Io stavo meditando sul come i Fratelli ci facessero vivere esperienze così grandi, con tanta naturalezza e bontà. Mi dicevo che tutto questo era frutto di una grande intelligenza e conoscenza delle cose. Non so quanto tempo passò. Il disco ebbe un leggerissimo sussulto. «Siamo arrivati» ‒ annunciò Raffaele. «Stiamo entrando nell’astronave».
Ci alzammo, e il portello si aprì. Usciti di là, ci trovammo a camminare in un corridoio dal soffitto non molto alto. Le pareti parevano fatte di un metallo fuso con vetro. Avevano una specie di trasparenza e luminosità difficili da spiegare, ma gradevolissime a vedersi. Una porta si aprì di fronte a Raffaele, in fondo al corridoio, senza che nessuna maniglia fosse stata toccata.
Entrammo in una sala abbastanza grande, permeata di riflessi colorati che rendevano vivi tutti gli oggetti, come se rispecchiassero infinite fonti luminose impossibili da individuare, e ciò offriva toni di soavità, calore e finezza ad ogni cosa che cadeva sotto i nostri occhi.
Tina volle toccare il tessuto di una delle poltrone sparse a gruppi qua e là in quell’ambiente piacevolissimo. Firkon le sorrise leggendo nella sua mente una domanda. Quel tessuto simile ad oro pallido poteva essere di stoffa, ma la consistenza e la morbidezza facevano pensare ad una sostanza sconosciuta sulla Terra.
«Abbiamo molte cose da dirci» ‒ egli osservò. «Il tempo non è molto». Mi accorsi che dall’istante in cui eravamo saliti a bordo dei mezzi spaziali avevo perduto il senso del tempo. Raffaele ci invitò a sederci. Prendemmo posto su un divano, davanti a cinque poltrone in semicerchio che accolsero Raffaele, Orthon e Firkon.
Osservai il soffitto, e mi parve meno luminoso delle pareti. Variazioni appena accennate della colorazione davano l’impressione di una consistenza fluida del suo spessore. Era come se mani invisibili giocassero su una carta da presepio, e l’effetto in chi osservava era piacevole e riposante.
Entrarono Kalna, Ilmuht e Zuhl, e noi trasalimmo di felicità. Parevano più giovani in quella luce straordinaria, anche per l’effetto cromatico del loro abbigliamento.Sedettero, dopo averci tributato una festosa accoglienza.

«Da tempo aspettavamo questo momento» ‒ disse Raffaele in modo pacato. La sua voce produsse un’atmosfera ancor più intensa. Tina, Paolo ed io eravamo commossi. Così i Fratelli.

Raffaele mi fissò con dolcezza, ed io non potei astenermi dall’elogiare la rara bellezza dei fiori che erano posti in vasi trasparenti, sul tavolo alla nostra destra.Avevano forme e colori meravigliosi, a ellisse, rotondeggianti o a calice. Sulla Terra non ne avevo mai veduti di simili. Emanavano un profumo delicatissimo, che procurava soavi sensazioni.
«L’Amore Universale è la vita di tutta la Creazione. Il mistero del male è tutto qui: la perdita dell’Amore. Amare è essere nella Luce. La cecità interiore, l’ignoranza, la malvagità, sono tutti effetti della mancanza d’Amore. L’Essenza Divina è Amore, e da Essa procede l’intero Creato».
Con queste parole Raffaele iniziò a dirci cose che catalizzarono la nostra attenzione.«Il male» ‒ precisò ‒ «è non essere nell’Amore. Per chi invece non lo vive, è difficile percorrere le infinite vie della Consapevolezza che conducono al Creatore: somma aspirazione di ogni Sua creatura.
Per chi non pratica l’Amore, e quindi si trova nel male, la vera Conoscenza è difficile,persino impossibile. Più si è immersi nella sua Luce, e più facile è comprendere questa Forza grandiosa.
Purtroppo, sulla Terra vi sono poco Amore e poca Conoscenza. Ecco perché gli uomini,  prima di poter  tornare sul  giusto cammino  che  conduce a Dio ‒ fonte di Tutto ciò che è buono ‒ dovranno parecchio sperimentare, soffrire e comprendere le illusioni e gli errori del male».
«Voi» ‒ proseguì ‒ «siccome siete nelle tenebre, complicate le cose.  La semplicità è una delle grandi vie della Luce.  Ecco perché  vi fu detto che  per conquistare il Cielo è necessario farsi fanciulli. Ciò che è superiore e profondo, è sempre estremamente semplice».
Orthon prese a sua volta la parola. «Vi saranno mostrate» ‒ annunciò ‒ «alcune situazioni. Lo faremo con sobrietà e metodo, affinché possano esservi forniti alcuni elementi atti a farvi comprendere concetti più alti. Poi vi faremo visitare l’astronave e faremo festa con voi».
Firkon ci invitò a disporre la nostra mente all’accoglienza, e il nostro cuore a donare la nostra partecipazione.
«Guardate da quella parte» ‒ disse Kalna indicando la parete che stava alla nostra sinistra, dal lato opposto a quello del tavolo coi fiori. «Osservate quanto vi verrà esposto». Ci voltammo, e tutti fissarono lo sguardo verso il punto indicato.

La luce dell’ambiente si abbassò, creando un’atmosfera più intima. Tina e Paolo non battevano ciglio. Una specie di fumosità si produsse in un punto della stanza.

Alex Alemany

Sembravano dei vapori che condensandosi formavano una nube grigiastra. Da tale nube si andarono delineando tre figure. Noi guardavamo stupiti quell’incredibile metamorfosi sorta dal nulla. A poco a poco, vedemmo concretizzarsi le sagome di un uomo, di una donna e di un bambino.

Erano reali, sotto i nostri occhi, e allo stesso tempo ci apparivano come una scena di un film o di un teatro. Quel vapore continuò a definire le strutture di alcuni alberidelineando, al di sotto, tutto quanto può rappresentare un prato con erba, fiori e piccole piante.
L’uomo sedette su una pietra; la donna, che stava in piedi, indossava maglietta e pantaloni. Il bimbo tracciava sull’erba dei segni con un piccolo pezzo di legno. Era una scena campestre, forse la gita di una famigliola. Quelle figure che dapprima vedevamo come in uno schermo televisivo in bianco e nero, ma completamente reali, andavano colorandosi.
La sostanza grigiastra e vaporosa emetteva colore, e presto la luminosità di tutta la scena aumentò di molto. Nel contempo, andava abbassandosi la luce dell’ambiente dove eravamo. Cominciai a sentirmi coinvolto in ciò che vedevo.
L’uomo si alzò, e conversò con la donna che doveva essere la sua sposa. Il bambino canticchiava trastullandosi, noncurante dei genitori a lui vicini. Udimmo la voce melodiosa di Ilmuth, che ci avvertiva: «Ora» ‒ spiegò ‒ «vi sarà fatto vedere, in questa scena familiare di repertorio, quanto ci sta a cuore possiate comprendere. Fate attenzione».
Le tinte delle figure umane, dei vegetali e delle cose prima si intensificarono, poi iniziarono ad attenuarsi. I vestiti che indossavano i tre si confusero in quelle tenui colorazioni e ci apparvero tre corpi umani “più fluidi” ben fatti. Quelli appunto di un uomo, di una donna e di un bambino.
Un colore celestino-chiaro cominciava ad emergere, sovrapponendosi all’incarnatodei loro organismi ed evidenziando un altro corpo (quello eterico; ndr) leggermente più luminoso e visibile, in maniera tale da far scorgere, per ogni persona, i due corpi coincidenti ma in realtà separati l’uno dall’altro.
Il processo si ripeté, ed altri corpi vennero a mostrarsi, tutti collimanti sebbene divisi; dalle luminescenze e dai colori diversi. Potevo osservare che quanto più ciascuno di essi appariva in profondità, maggiormente era luminoso, ma non copriva la vista dei precedenti più esterni ed oscuri. Nei contai sette. (Cfr. QUI e QUI; ndr).
L’ultimo, al nucleo, appariva candido, e palpitava come se pulsasse ritmicamente di luce. Ad ogni palpito emanava un chiarore che attraversava tutti gli altri corpi, fino a quello fisico.
«Guardate» ‒ disse Ilmuth ‒ «Osservate anche le piante e la roccia». Anche per loro, come per le persone, era avvenuta la stessa cosa. Era una scena mai vista. Tutto mostrava un’interiorità vitale, una ricchezza di colorazioni… I ritmi dei passaggi di quella luce e la simmetria delle forme, mi sbalordivano. Non avrei mai potuto immaginare una cosa simile.

Dale Terbush

«Vi è possibile visualizzare qui» ‒ continuò Ilmuth ‒ «i vari livelli d’energia vitalenell’uomo, nella vegetazione e nelle strutture del regno minerale. Potremmo anche suddividere queste sette dimensioni in tre modi di essere, somiglianti fra loro» (fisico, psichico e spirituale, cfr. QUI; ndr).

Guardai e vidi che i primi tre corpi più superficiali erano simili nel loro aspetto, soprattutto riguardo al senso di consistenza e al grado di tenue luminosità. I tre successivi erano più luminosi ed apparivano più sottili ed evanescenti nel maggior grado di profondità.
L’ultimo, che pulsava bianchissimo, appariva in una luce eccezionale e chiaramente irradiava flussi ritmici di intensa luce a tutti gli altri corpi, attraversandone tutta l’estensione. Mi resi conto che non era fattibile, sulla Terra, riuscire a penetrare tutta quella realtà nascosta.
Tale scenario insolito aveva prodotto delle opportunità ai miei sensi che in un normale stato di coscienza, come noi siamo soliti vivere, non poteva accadere.
«Il corpo più esterno ‒ riprese Ilmuth ‒ «è quello materiale. Gli altri sono di energia meno densa, eterica, astrale, mentale o cosmica, come la chiamano i vostri studiosi sulla Terra. Con ognuno di questi veicoli, l’Essere può vivere in diversi mondi e dimensioni, su pianeti più evoluti.
L’involucro più esterno muore, e il corpo sottostante è pronto ad attivarsi pienamente nel nuovo ambiente energetico. È quanto avviene alla morte, ma in realtà è soltanto una nascita col nuovo rivestimento in un livello superiore, in un nuovo mondo di pari grado evolutivo a quello in cui si trova l’individuo stesso.
Poiché i piani sono innumeri (come sconfinati sono i modi d’essere dell’uomo, cfr.QUI QUI; ndr), anche i corpi latenti umani, pur essendo sette, presentano infinite sfumature e densità. Vi mostriamo soltanto questi per facilitare la vostra piena comprensione».
Ero tutto concentrato in quella realtà meravigliosa. Udii la voce di Tina che esclamava: «La bellezza dell’ultimo corpo luminoso è estasiante!».
«È quanto volevamo comprendeste maggiormente» ‒ intervenne Kalna, e la sua voce esprimeva soddisfazione. «Il corpo bianco-lucente che emette ondate di energia potenziale verso i corpi astrali, fino a quello fisico è la visualizzazione di ciò che voi chiamate “Spirito”.
Nella Scrittura voi potete trovare che l’essere umano viene suddiviso in corpo, anima e Spirito, intendendo per corpo quello materiale, per anima (o psiche; ndr) l’insieme dei corpi astrali e mentali, e per Spirito quell’Ente essenziale dell’uomo (rivestito, fino ad evoluzione conclusa, del suo corpo causale; ndr) che è eterno e quindi non morirà mai perché Particella divina, sede della Vita e della Coscienza Universale».

“Luce in Movimento” di Marcello Ciampolini

«Lo Spirito» ‒ proseguì Ilmuth ‒ «ha la capacità di vivere nello sconfinato ambiente oltre la Barriera Celeste (o Biotesi dell’Immortalità; ndr) mentre, quando è ancora avviluppato nei suoi involucri astrali, non può oltrepassarli e deve soggiornare nei mondi cosmici adatti al proprio grado evolutivo».

Firkon spiegò: «I Fratelli dello Spazio, quali noi siamo, sono coloro che hanno realizzato il maggior grado spirituale e quindi normalmente risiedono nei luoghi sublimi  della  Luce  siderale.
Essi sono quelli che le Scritture chiamano spesso Angeli del Signore, avendo la facoltà di intraprendere viaggi in tutte le dimensioni cosmiche e di rivestirsi, secondo la necessità, dei corpi adatti (condensando le energie appropriate di volta in volta; ndr).
Invece, i Fratelli che non si sono ancora evoluti al punto di liberarsi dai corpi sottili e poter oltrepassare la suddetta Barriera Celeste, hanno la possibilità di scendere nei piani inferiori per portare soccorso. Questo lo possono fare autonomamente, in virtù delle loro conoscenze e delle missioni che si propongono o vengono loro affidate.
Per recarsi nei mondi a più alta frequenza vibratoria, come è accaduto a voi oggi, essi devono affidarsi a noi, perché ci troviamo in uno stato di Consapevolezza dello Spirito, collegato sempre al Creatore che opera attraverso di noi, permettendoci di farvi attuare viaggi in mondi superiori al vostro grado evolutivo». […]
[…] Raffaele richiamò la nostra attenzione a quanto avveniva ora nella nube colorata che mostrava le tre figure umane e un giardino. L’uomo e la donna discutevano.Notai che l’uomo muoveva le braccia come si è soliti fare in una discussione animata. Ne udimmo la voce. Rimproverava la sposa di qualcosa che non compresi bene, ma che riguardava il bambino. Questi pareva non curarsi del diverbio fra i genitori e continuava a trastullarsi.
«Osservate» ‒ disse Raffaele ‒ «ora vedrete le conseguenze dell’ira sui corpi sottili e sul corpo spirituale di questi fratelli».
L’uomo emetteva parole severe alla donna, accusandola di non essere in grado di fare il suo dovere. Era accigliato, e la sua donna lo guardava sorpresa. Vidi la figura dell’uomo, i contorni dei suoi corpi deformarsi, come se venissero distorti da una forza bruta.
L’armonia delle linee veniva compromessa. Dal corpo spirituale che si offuscava e perdeva la propria bianchissima luminosità, partivano flussi di grumi energetici che attraversavano gli altri corpi alterandone la luce, l’omogeneità e la forma.
L’uomo ora gridava, e la donna piangeva. La luce biancastra del suo corpo spirituale si fece di un colore sporco, sul marrone scuro; tutto il suo essere subì un’ondata di quella colorazione sgradevole e la sua sagoma si contrasse restando menomata.
Soltanto il corpo materiale, benché divenuto il contenitore di quelle deformazioni e stravolgimenti che avevano investito gli altri corpi oscurandoli, subì un minore deturpamento.
Adesso, dal corpo dell’uomo fuoriuscivano scariche di energia vitale disordinata e cupa che si espandevano in emissioni successive nell’aria circostante penetrando nei corpi sottili della donna che, a loro volta, si contraevano deformandosi e procurando anche ad essi un abbassamento della loro naturale luminosità.

Aura di un individuo in preda all’ira.

«Ciò che vedete» ‒ spiegò Raffaele ‒ «è quanto avviene in un essere umano la cui coscienza si abbandona all’ira. La sua energia vitale si oscura e si deforma. Dal corpo spirituale questo sconquasso si trasmette a tutti gli altri corpi, fino a quello materiale, e tutti ne soffrono. (Ne vengono investiti anche gli astanti; ndr).

L’energia vitale di ogni individuo è connessa, attraverso l’ambiente, con quella dei suoi simili e quindi chi vive ordinatamente e bene giova ai Fratelli, mentre chi vive disordinatamente e male danneggia non solo gli altri, ma l’intero contesto a lui d’intorno.
Tutto  il  Creato  è  in  comunione, e più  una  realtà  è  sottile, più è vitale.  Il pensiero, le sue forme e quella che voi chiamate fantasia o immaginazione è di una tale consistenza che l’uomo chiuso nella materia non può comprendere. […]
Intanto l’uomo seguitava nella sua esplosione d’ira, ed il «contagio energetico» poc’anzi descritto, investiva pure il figlioletto che tuttavia seguitava a mostrare noncuranza alla lite dei suoi.
Anche la vegetazione era pervasa da quelle ondate di energia oscura e dannosapersino nel ritmo di emanazione, provocando disarmonia nella roccia. (Ecco il perché dell’accentuarsi dei disastri sulla Terra!). Cominciammo tutti a sentirci invasi da quel malessere.
«Che brutta cosa!» ‒ disse Tina ‒ «Che brutta cosa!».
La scena subì un’accelerazione, poi rallentò al tempo naturale. Ora l’uomo cingeva dolcemente la sua sposa che si asciugava le lacrime. Il piccolo, tra loro, rideva a tratti, contento. Intanto, i corpi dei tre e di tutte le realtà vegetali e minerali si stavano ricomponendo.
Ondate di luce e colore davano nuova armonia e respiro a quelle figure. Sentivamo tornare in noi gioia e felicità mentre si allontanava l’incubo di quanto avevamo veduto e provato.
La scena si spense pian piano e la nube vaporosa tornata sul grigio svanì lentamente.La luce ambientale apparve come prima e Raffaele insieme agli altri ci sorrideva, come se fossimo usciti da una parentesi di turbamento. Con gioia, ripensai al viaggio dalla Terra all’astronave sulla quale mi trovavo con Tina, Paolo e quei Fratelli.
Riprese la parola Raffaele: «Se tutti i figli del Padre Iddio avessero usato la libertà loro concessa per seguire soltanto le infinite vie dell’Amore Universale e si fossero affidati esclusivamente alla bontà delle Sue Leggi, non vi sarebbe stata la necessità di sperimentare dimensioni cosmiche così limitate rispetto allo Spazio infinito al di là della Barriera Celeste.
 
Ma poiché vi fu in origine un “Ribelle” (Lucifero; cfr. QUI e QUI; ndr) il quale convinse tanti altri che si sarebbe potuto disobbedire al Padre Buono agendo anche senza di Lui, da quell’atto di superbia ebbe inizio, come conseguenza, il male. (Cfr.QUI; ndr).

 
“Caduta degli Angeli ribelli” di Giovan Battista Beinaschi


Fu allora che l’Eterno creò i mondi astrali e materiali che, sebbene meravigliosi come Opera delle Sue Mani, erano però pur sempre definiti.

 
In essi molti Suoi figli si dettero all’egoismo in luogo della compartecipazione, alla cattiveria al posto della bontà, al sadismo invece che alla felicità di veder gioire i propri Fratelli.
 
I reprobi perseguirono le vie del male anziché del bene, l’odio al contrario dell’Amore, la cecità piuttosto della Conoscenza che vivifica.

Ecco perché venne a crearsi la materia: (perché le energie trattenute e non emanate, come tutta la compagine stellare fa, si condensarono incapsulando l’Essere nella sua prigione di carne. Ndr) e inoltre, perché lo Spirito e la Coscienza racchiusi in essa avrebbero avuto una difesa.
 
Voi avete visto come il corpo fisico sia il meno sensibile; quello che ammortizza lo sconvolgimento causato dalle passioni nei corpi sottili dell’uomo. Se questi figli non avessero il rivestimento fisico e astrale, essi sperimenterebbero la negatività che la loro spinta ribelle vuole provare in condizioni ben più palesi e di dolore.
 
È importante che l’uomo si convinca dell’inutilità e pericolosità del male durante la sua vita di tempo, perché altrimenti in altre dimensioni ne farà l’esperienza patendo molto di più e subendone tutta la violenza.
 
Occorre che l’uomo sappia comprendere la Bontà del Padre, che non ha tolto la libertà ai figli infedeli al suo Amore, ma ha concesso loro di potersene convincere in una situazione di minore sofferenza.
 
La stessa sofferenza è mezzo di salvezza, il dolore è la Voce dell’Eterno che richiamale sue creature, è purificazione, è Amore. (Cfr. QUI; ndr).
 
Guai, se non ci fosse il dolore fino a quando non sia stato recuperato l’ultimo figlio del Padre! Voi avete assistito al suo effetto in quell’uomo che ha compreso di stare offendendo la propria sposa e danneggiando l’animo sensibile del bambino.
 
Il  rimorso  provato  dalla  sua  coscienza  era  un’energia  viva  che  si  sprigionava dal suo Spirito ricomponendo e ridando armonia al suo Essere, a quello della compagna  e  del  figlioletto».

“Purificazione” di Tomasz Alen Kopera

«Quando la bontà e l’Amore saranno riconquistati dai figli della Terra» ‒ disse Kalna con voce tenerissima ‒ «in quel  momento  il vostro Spirito  produrrà  energie mirabili che  daranno  Luce  alle  vostre  menti  e  calore  ai  vostri cuori.  Allora la forza benefica che da voi si sprigionerà risanerà i vostri mali spirituali, morali e materiali.

 
Anche gli animali ne saranno disintossicati, le piante e i sassi. Voi non potete immaginare come tutta la realtà vitale dell’ambiente sia legata alla vostra coscienza. Le  menti  condizionano  realmente  l’habitat  circostante,  i loro  mondi. 
 
Tutto è vivo: ogni vostro moto dell’animo, ogni desiderio, pensiero o sentimento, così come ogni vostra passione. Irridere queste realtà significa prolungare il cammino  verso  la  Luce  di  molti  millenni  ancora.
 
Ogni figlio del Padre perverrà alla Conoscenza spontaneamente, in modo libero, in virtù della propria cognizione della verità, del bene e dell’illusorietà del male.

Noi vi aiuteremo sempre, fino a quando il Genitore Divino sarà nuovamente felice di poter riavere il vostro amore e la vostra fiducia in Lui, Unico Creatore, Sommo Amore e Dio.
 
Ogni pensiero ha una sua forma, un proprio colore, un profumo, una voce e un significato. (cfr. QUI e QUI; ndr). Cosí tutto ciò che vive nello Spirito umano.

I figli dell’Eterno possono crearsi paradisi o realizzare altrettanti inferni. Egli si adopererà sempre per ricondurli a Sé, e noi saremo i suoi fedeli collaboratori, finché tutti si convinceranno della verità delle cose».

“L’uomo schiavo di sé stesso” di Ban Sarolta

Firkon mi guardò negli occhi. Compresi che aveva letto nel mio pensiero la domanda che volevo porre.

«Sì» ‒ mi  disse  con  tono  grave  e  sicuro. «Sì,  tutto questo finirà.  I  figli  ribellatisi a Dio, che stanno conducendo esperienze sbagliate, presto se ne renderanno conto. Essi provocheranno sulla Terra tanto dolore che anche i ciechi vedranno, e i sordi sentiranno.
I cuori si scioglieranno dalla loro millenaria durezza, le menti vorranno la Luce.Allora l’Eterno Padre farà una festa senza precedenti nella storia della Creazione perché il “figliol prodigo” avrà fatto definitivamente ritorno alla sua Casa d’origine.»
«Sta scritto» ‒ soggiunse Raffaele pensosamente ‒ «che soltanto il “figlio della perdizione” si perderà. (Lucifero, cfr. QUI, che per somma superbia rifiuterà di pentirsi; ndr). Questo rattrista infinitamente il cuore dell’Altissimo e fa soffrire il nostro.
Questi uomini testardi (che lo hanno seguito e lo seguiranno; ndr) non vorranno capire la lezione, ma non potranno più nuocere. Per essi tutto il piano d’Amore e di Salvezza non avrà dato frutto. Noi non possiamo sostituirci al Padre Iddio.
Egli ha preparato qualcosa anche per loro; ma guai a tentare l’immensa Bontà, la Misericordia e la Giustizia di Dio! Questi nostri fratelli ostinati non dimentichino che sempre e in ogni momento vi sarà compassione, perdono e Amore per loro. Ma dovranno soffrire nella misura della loro incredibile ostinazione».
«Quanto è avvenuto sulla Terra in questi millenni di storia di dolore, ingiustizia e sangue» ‒ aggiunse Raffaele con tristezza ma con voce ferma ‒ «nel Cosmo resterà d’esempio affinché la colpa sia mostrata in tutti i suoi aspetti di orrore». (Infatti non ve ne sarà un’altra mai più; ndr).
«Essa ormai sta raggiungendo il limite che il Padre ha posto nel Suo amorevole Cuore. Egli non permetterà che si soffra oltre, e tutti potranno avere la ricompensa per tutto quello che hanno sopportato in sé stessi». […]
[…] Poi, Raffaele ci invitò a seguirlo. Vennero con noi Orthon e Firkon. Visitammo vari reparti di quell’enorme e meravigliosa casa di luce. Fummo condotti in una sala dove brindammo con una sostanza soavissima. Poi Kalna cantò, e udimmo una musica che commosse Tina fino alle lacrime.
Avevamo l’animo saturo di leggerezza, di pace e la certezza dell’Amore senza fine dei Fratelli. Quindi, ci ricondussero, attraverso il corridoio, nel disco che ci avrebbe riportati a terra. Nostri compagni di viaggio furono ancora Raffaele, Orthon e Firkon.
«Tempo verrà» ‒ diceva Ilmuth, mentre Kalna ci sorrideva ‒ «che non ci separeremo più. Tutti i fratelli della Terra che lo vorranno potranno viaggiare con noi nello spazio. Basterà volerlo, e soprattutto essere figli dell’Amore di Dio.
Insieme visiteremo mondi e solcheremo nuovi cieli. Saremo sempre in missioni d’Amore e di Conoscenza per altri fratelli che vorranno evolversi presto. Siatene certi» ‒ concluse Kalna ‒ «questa è la Verità».
Ci salutammo tutti con un abbraccio, e mentre prendevamo posto nel disco, la luce dell’abitacolo agiva in noi per prepararci a tornare nell’atmosfera terrestre.
Il nostro cuore era rimasto sull’astronave, con tutta la sua luce, i colori e i profumi. Il piccolo velivolo ci riportò dove ci aveva prelevati qualche ora prima. Erano circa le sei del mattino.
Relazione, adattamento e cura di: Sebirblu.blogspot.it
Estratto dal libro “Angeli in Astronave” di Giorgio Dibitonto – da scaricare QUI.
ANGELI IN ASTRONAVE: LA VISIONE DEI CORPI SOTTILI.ultima modifica: 2017-06-21T20:01:01+02:00da subbuteo63
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