IL CRONOVISORE, PADRE ERNETTI E MAJORANA

Il Cronovisore

Padre Pellegrino Ernetti (Nota 1),  che è stato un umile e schivo monaco benedettino, nato nel 1925 e trapassato nel 1994, è assurto improvvisamente agli onori delle cronache grazie a due interviste rilasciate ad altrettanti quotidiani di tiratura nazionale.
La prima, sul N° 18 de “La Domenica del Corriere” del 2 Maggio 1972 e l’altra sul N° 17  del “Giornale dei Misteri” dello stesso anno.
In tali interviste Padre Ernetti, conosciutissimo esorcista, musicologo di fama internazionale  e  scienziato, vissuto nel monastero dell’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, ha annunciato al mondo di avere realizzato un congegno capace di guardare indietro nel tempo.
Questo dispositivo è stato chiamato “CRONOVISORE” ed è in grado di osservare gli eventi del passato che appaiono in forma olografica in un piccolo spazio cubico. (È importante leggere anche QUI; ndr).
È stato progettato da lui agli inizi degli anni cinquanta insieme a 12  luminari, tra i quali viene citato Enrico Fermi ed un suo noto discepolo (di cui non menziona volutamente il nome).
Alcuni altri sono lo scienziato tedesco Wernher Von Braun (già inventore delle V2 e direttore della NASA), un Premio Nobel giapponese e uno scienziato portoghese di nome De Matos (anche se dalle nostre fonti, sia Fermi che Von Braun hanno avuto solo un ruolo di “consulenza”).
Per  quanto  incredibili  fossero  le  affermazioni  di  Padre Ernetti,  questi  non  era una persona qualunque, bensì uno dei più stretti collaboratori di Padre Gemelli, il fondatore  dell’Università  Cattolica  del  “Sacro Cuore”  di  Milano.
Comunque una persona modesta, che non aveva alcun interesse a portare l’attenzione su se stessa. Inoltre, come spiegherò più avanti, il monaco portò delle prove concretea sostegno delle sue affermazioni.
Nell’intervista a “La Domenica del Corriere” Padre Ernetti affermò:
«L’intera elaborazione si basa su un principio di fisica accettato da tutti, secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono ma si trasformano e restano eterne e onnipresenti, quindi possono essere ricostruite come ogni energia, in quanto esse stesse energia».

Il principio fisico che sovrintende al funzionamento di questo dispositivo si può riassumere nel concetto secondo cui ogni essere vivente lascia dietro di sé, nel tempo, una scia costituita da una registrazione energetica.

Queste tracce, di tipo visivo e sonoro, non subiscono col tempo una cancellazione, bensì rimangono “impresse” nell’etere (Le “Cronache dell’Akasha”, ved. QUI; ndr),confinate in una particolare zona astrale, nella quale è possibile in ogni tempo visualizzarle.
Attorno alla Terra esiste una sorta di fascia frequenziale in cui si accumulano tutte le esperienze emesse dal pianeta Terra e dai suoi abitanti (ma esistono anche gli Annali Akashici che riguardano la memoria cosmica, ndr.). Informazioni accessibili per chi riesce a “sintonizzarsi” sulla stessa lunghezza d’onda.
Per questo il Cronovisore può captare qualsiasi avvenimento passato. Una realtà che richiama fortemente le ricerche di Jung sulla “mente universale”, una specie di serbatoio di tutti i pensieri dell’umanità (presente e passata) a cui tutti noi possiamo attingere durante il sonno.
Questo macchinario, secondo la descrizione dell’autore, è costituito da tre distinti componenti:
1. Una serie di trasduttori ed antenne, in una lega composta da tre misteriosi metalli (non specificati), che assicura la rilevazione di tutte le lunghezze d’onda del suono e della radiazione elettromagnetica.
2. Un modulo in grado di auto-orientarsi sotto la guida delle onde sonore ed elettromagnetiche captate.
3. Una serie assai complessa di dispositivi mirati alla registrazione delle immagini e dei suoni, del loro filtraggio e chiarificazione, al fine di selezionare solo quello dell’elemento ricercato.

Cronovisore di Padre Ernetti

Padre Ernetti rivelò anche alcuni viaggi temporali compiuti con l’apparecchiatura.

Raccontò di aver voluto «[…] per prima cosa verificare che quello che vedevamo fosse autentico. Così iniziammo con una scena abbastanza recente, della quale avevamo buoni documenti visivi e sonori. Regolammo l’apparecchio su Mussolini che pronunciava uno dei suoi discorsi.»
Presa dimestichezza con il meccanismo: «[…] risalimmo nel tempo, captando Napoleone. Se ho ben compreso quello che diceva, era il discorso con il quale annunciava l’abolizione della Serenissima Repubblica di Venezia per proclamare una Repubblica Italiana.»
«Successivamente andammo nell’antichità romana. Una scena del mercato ortofrutticolo di Traiano, un discorso di Cicerone, uno dei più celebri, la prima Catilinaria.  Abbiamo visto e ascoltato il famoso:  “Quousque tandem Catilina”».
Assistere alla foga declamatoria di Cicerone di fronte al Senato romano, nel 63 a.C., deve essere stata un’esperienza davvero emozionante. Ecco infatti come padre Ernetti la commentava: «I suoi gesti, la sua intonazione… come erano potenti! E che fantastica oratoria!»
Egli  sosteneva  inoltre  di  aver  assistito ‒ attraverso  il  Cronovisore,  nel  169  a.C. ‒ ad una rappresentazione del Thieste, una tragedia del poeta latino Quinto Ennio, che si riteneva definitivamente perduta ma da lui prontamente trascritta proprio in quell’occasione.

Padre Pellegrino Ernetti 1925 -1994
Ma come è nata a Padre Ernetti l’idea di creare un apparato di questo tipo? È lui stesso a spiegarcelo.
Egli era il principale collaboratore di Padre Agostino Gemelli (fondatore, come già accennato, dell’Università Cattolica del Sacro cuore). I due condividevano gli studi di prepolifonia sui canti Gregoriani (Nota 2).
Ha narrato che, nel 1951, mentre erano impegnati con la registrazione di un canto gregoriano nello studio del laboratorio di fisica dell’università Cattolica, si spezzò un filo al magnetofono che stavano utilizzando.
Quest’incidente rischiò di compromettere definitivamente tutto il lavoro sinora fatto dai due ricercatori. Per evitare la perdita dei dati, Padre Gemelli riannodò in qualche modo il filo rotto, sperando di riuscire nell’impresa ed esclamando al momento della riaccensione della macchina:
“Ah! Papà, aiutami tu”. Con vivo stupore degli astanti, a quella richiesta d’aiuto, rispose la voce del suo defunto papà, proveniente dall’altoparlante, che si palesò così: “Ma certo che ti aiuto. Io sono sempre con te”.
Padre Gemelli fermò subito lo strumento, ma Padre Ernetti insistette per ascoltare ancora. La voce proseguì utilizzando dei termini familiari molto noti al figlio: “Ma sì, “zuccone” non senti che sono proprio io?”.
Si trattava di Metafonìa, ovvero la possibilità di comunicare con i trapassati a mezzo di microfoni e registratori, ma quello fu pure lo spunto da cui partì Padre Ernetti per ideare il suo Cronovisore. Cioè un dispositivo che fosse in grado, anche, di visualizzare le “voci del passato”.
Dopo l’idea occorrevano però anche delle “menti” in grado di risolvere alcuni aspetti “pratici” ma sopratutto “matematici”. Eravamo negli anni ’50, era appena finita la seconda guerra mondiale.
Qualche anno prima era scomparsa una delle menti italiane matematiche più brillanti che aveva tra le altre doti quella di essere stato l’allievo preferito di Enrico Fermi,Ettore Majorana.
Ettore Majorana nato a Catania il 5 Agosto 1906 e… 1938?

Quando si parla di “scomparso” non si intende dire che fosse morto, ma che si erano perse letteralmente le sue tracce proprio poco prima dell’inizio della suddetta guerra.

Del fisico Majorana la storia ci dice che nel 1938, all’età di 31 anni, effettuò un viaggio di riposo a Palermo. Qui, trascorse all’albergo “Sole” appena mezza giornata, poi si imbarcò per Napoli. Ma l’ultima volta che fu visto fu la sera, all’altezza di Capri, sul ponte del piroscafo.
A Napoli, “ufficialmente” non arrivò mai, scomparendo misteriosamente e definitivamente. Subito vennero ipotizzate molte teorie complottiste; il mondo si trovava infatti sulla soglia del secondo conflitto e le superpotenze erano in cerca di “cervelli” di eminenti scienziati.
Ma chi era veramente Ettore Majorana? A questa domanda si può rispondere facilmente in base a quello che è riuscito a mostrare di sé nei suoi 31 anni di vita.
Studente di Enrico Fermi, le sue ricerche dettero un contributo fondamentale allo sviluppo della fisica moderna e affrontarono in modo originale molte questioni.
Nella sua prima fase pubblicò ricerche riguardanti problemi di spettroscopia atomica, la teoria del legame chimico (dove dimostrò la sua conoscenza approfondita del meccanismo di scambio degli elettroni di valenza), il calcolo della probabilità di ribaltamento dello spin (spin-flip) degli atomi di un raggio di vapore polarizzato allorché questo si muove in un campo magnetico rapidamente variabile.
Il suo maggior contributo scientifico però è rappresentato dalla seconda fase della sua produzione, che comprende tre lavori:
Lo studio sulle forze nucleari oggi dette alla Majorana; il lavoro sulle particelle con momento intrinseco arbitrario e quello sulla teoria simmetrica dell’elettrone e del positrone, nonché la famosa omonima “equazione Majorana”.
Ettore è ricordato dalla comunità scientifica internazionale per avere dedotto l’equazione ad infinite componenti che formano la base teorica dei Sistemi Quantistici Aperti (Computazione Quantistica, Crittografia e Teletrasporto).
Molti pensano che, viste le sue capacità matematiche, sia stato contattato da agenti segreti americani e gli fosse stato offerto di collaborare con Enrico Fermi a quegli studi che portarono alla realizzazione prima, e al lancio dopo, della bomba nucleare.

Enrico Fermi 1901 – 1954

Si suppone altresì che Majorana, intuitolo, per impedire che il suo nome fosse legato alla prima arma di distruzione di massa, volontariamente abbia fatto sparire le sue tracce. Ma dove?

La descrizione fisica al momento della scomparsa dello scienziato è la seguente: anni 31, alto 1,70 m, snello, con capelli neri, occhi scuri, una lunga cicatrice sul dorso della mano destra.
Alla sua educazione sopraintese (sino a circa nove anni) il padre. Successivamente, quando la famiglia si trasferì a Roma, dal 1921, Ettore frequentò il collegio “Massimiliano Massimo” dei Gesuiti in Roma. Per quanto concerne il suo carattere,ecco cosa riferisce la moglie di Enrico Fermi:
“Ettore Majorana aveva uno carattere strano: era eccessivamente timido e chiuso in sé. La mattina, nell’andare in tram all’Istituto, si metteva a pensare con la fronte accigliata.
Gli veniva in mente un’idea nuova, la soluzione di un problema difficile o la spiegazione di certi risultati sperimentali che erano sembrati incomprensibili, allora si frugava le tasche, ne estraeva una matita e un pacchetto di sigarette su cui scarabocchiava formule complicate.
Sceso dal tram se ne andava tutto assorto, col capo chino e i capelli scarruffati spioventi sugli occhi. Arrivato all’Istituto cercava di Fermi o di Rasetti e, pacchetto di sigarette alla mano, spiegava la sua idea.
Ma appena gli altri l’approvavano, se ne entusiasmavano, lo esortavano a pubblicare, Majorana si rinchiudeva, farfugliava che era roba da bambini e che non valeva la pena di discorrerne e, appena fumata l’ultima sigaretta (e non ci voleva molto), buttava il pacchetto, i calcoli e le teorie nel cestino”


Ultima lettera di Ettore Majorana al collega Prof. Carrelli

Ma la notizia più interessante fu quella riportata da una ragazza su un forum, ripresa da chi scrive e dall’amico Ing. Sabato Scala:

“Una leggenda popolare parla di uno strano monaco che si era ritirato in un piccolo paese nelle mie vicinanze (Visciano, NA) e pare che scrivesse cose strane su tutto fuorché sulla carta, in particolare sui muri e sui pacchetti di sigarette.
I monaci della vecchia abbazia dei Camaldoli di Visciano gli avevano affidato un’abitazione isolata nel loro territorio. Ora, già da tempo i conventuali l’hanno abbandonata e, comunque, attualmente è  aperta al pubblico.
La casa dell’ospite solitario del monastero è un rudere, ed è divenuta una discarica abusiva… Lo sfollato, che diceva in giro di essersi ritirato lì per evitare di lavorare alla creazione della bomba atomica, veniva chiamato dagli abitanti locali con il soprannome: «il professore».”
Subito ho cercato altri riferimenti e mi sono imbattuto nel libro del Prof. Fioravante Meo, “L’ultimo rifugio di Majorana” che, benché pubblicato, di fatto era introvabile ed è solo grazie ad una telefonata con l’autore e per il tramite del mio editore che sono riuscito ad averne una copia.
In esso è pubblicato un identikit che è di una verosimiglianza impressionante ai ritratti che possediamo di Majorana. Esso è stato realizzato sulla base di almeno una decina di testimonianze di persone, ancora viventi, che furono intervistate, peraltro, da una giornalista di Stampa sera.
Il “professore” che aiutava i ragazzi del paese a fare i compiti di matematica e dava ripetizioni di tale materia vi si era stabilito come altri sfollati dal 1943 al 1945 e aveva le seguenti caratteristiche:
1. Una cicatrice sulla mano destra.
2. Un forte accento siciliano.
3. Il padre del Convento Camandolese di Visciano lo chiamava Ettore.
4. Aveva l’abitudine di scrivere formule matematiche su pacchetti di sigarette, di cerini e sui muri.
5. Il professore si appoggiava su un bastone su cui figurava la sua data di nascita, 1906 (quella di Majorana).
Nella testimonianza l’uomo sarebbe morto ufficialmente nel 1952 e messo in una fossa comune, di cui però manca ogni dato identificativo. Un fatto comunque è certo. La famiglia di Majorana non ha mai portato il lutto per la sua morte.

Eremo Camaldolese di Visciano (Napoli)

A questo punto abbiamo voluto fare una ipotesi:

«Osserviamo bene le date. Nel 1951 Padre Ernetti ha scoperto accidentalmente un metodo basato sulle onde sonore, per comunicare o meglio “captare” suoni dall’antichità del tempo.

Ne ha avuto l’intuizione, ma per costruire un congegno in grado di percepire qualsiasi “segnale” del passato, sarebbe stato necessario farsi aiutare da menti specializzate in altre discipline.

Si sarebbe rammentato di quel matematico, allievo di Fermi, che grazie al suo aiuto  riuscì ad evitare di andare in guerra o di essere sequestrato dai servizi segreti americani per aiutarli a produrre la prima bomba nucleare (come il suo Maestro stesso).
Padre Ernetti avrebbe contattato e quindi spiegato a Majorana  la sua intenzione di realizzare il “Cronovisore”. Occorreva dedicarsi al progetto anima e corpo. Avrebbero deciso dunque di inscenare la morte del “u professore” e di trasferirsi in un laboratorio sicuro».

Gli esperimenti durarono quasi 20 anni e dopo questo lasso di tempo, nel maggio 1972, Ernetti, preso dall’euforia della scoperta, rilasciò l’intervista ad uno dei quotidiani più noti allora in Italia “La Domenica del Corriere”.

Lo scalpore che suscitò quell’articolo giunse fino alle orecchie dei suoi “superiori” che lo convocarono in una riunione segreta dal Santo Padre.
Si ignora quello che si dissero in quell’occasione, ma di sicuro, qualche giorno dopo quell’incontro il dispositivo fu smantellato.
Prima, però, fu portato al Viminale per una dimostrazione alle “alte sfere” politiche di quel periodo.
Padre Ernetti portò come prova dell’esistenza del meccanismo un’immagine del volto di Cristo che dichiarò avere scattato col “Cronovisore”.

Questa fotografia, dopo un mese, fu tacciata di falso in quanto aveva una fortissima somiglianza col volto di una scultura lignea di Cullot Valera, che si trova in un santuario vicino a Todi (Perugia), di cui circolavano cartoline riproducenti quel volto nelle bancarelle della chiesa.

Di fronte al clamore che ne seguì, Padre Ernetti si chiuse in uno strano ed enigmatico silenzio. Da allora non fece più alcuna dichiarazione e rifiutò di partecipare alle numerose conferenze a cui fu invitato… ma questo in pubblico.
In privato parlò lungamente con un suo carissimo amico, Padre Francois Brune, che  scrisse  nel 2000 un  libro sull’argomento  intitolato:  “Le  nouveau  mystere du Vatican”, edito dalla Albin Michel di Parigi (oggi esistente in italiano, “Cronovisore” edizioni  Mediterranee,  ndr).
In quest’opera si narrano molte vicende segrete che Padre Ernetti esternò al suo amico con la promessa di non rivelarle se non dopo la sua morte che avvenne nel 1994. Riferisce Padre Brune nel suo testo:
“A Padre Ernetti era stato imposto di non fare più pubbliche dichiarazioni su quell’argomento, ma non gli era stato proibito di parlarne con gli amici in privato e così mi confidò tutto. Mi ha detto che tutto quello che videro venne anche filmato. Nella ripresa si è perduta la tridimensionalità, ma resta pur sempre un documento straordinario.
Questi film furono poi mostrati a Papa Pio XII, ed erano presenti anche il presidente della Repubblica Italiana del tempo, il ministro dell’istruzione e vari membri dell’Accademia pontificia. Quindi molte persone hanno visto e constatato”.

A  quel  punto  sarebbe  scattata una congiura del silenzio. 
 Il  Papa,  membri  del Vaticano  e  della  politica,  scienziati  avrebbero  messo  tutto a tacere,  preoccupati delle ripercussioni storiche e le ricadute sulla vita privata che l’invenzione avrebbe ottenuto.

Tendenziosamente, viene mostrata la foto del volto del Cristo somigliante e ripreso dalla sopracitata scultura lignea che discredita tutte le affermazioni di Padre Ernetti il quale, non difendendosi (per ovvi motivi di “obbedienza”, ndr) in definitiva dà ampio credito alla tesi del falso e poco dopo tutto finisce nell’oblio.

Padre Francois Brune nato nel 1931

Su questo argomento Padre Brune è stato lapidario:

“Nessun dubbio sull’autenticità del Cronovisore! Per avere perplessità in questo senso dovrei “calpestare” la serietà morale di un sacerdote straordinario, di uno scienziato eccezionale e di un grande amico. Ed io non ho nessunissimo appiglio per poter fare questo”.
E della famosa foto considerata un falso? Anche di questo Padre Ernetti parlò col suo amico confermandogli che nessuno allora comprese, e lui non fece nulla per farlo capire, in quanto la foto originale era stata scattata durante i primi esperimenti degli anni 50, quasi 15 anni prima di quella del santuario.
Ma allora perché si è voluto impedire che l’umanità potesse utilizzare questa meravigliosa invenzione? La risposta ci viene dallo stesso ideatore nella famosa intervista  del  1972  alla  Domenica  del  Corriere.
Padre Ernetti era ben conscio delle possibilità della sua macchina, sia positive che negative. Quelle positive sono facilmente immaginabili.
Poter rivedere tutti i nodi cruciali della nostra storia, poter assistere praticamente dal vivo agli eventi che ci raccontano sui banchi di scuola, oltre ad avere un riscontro sui fatti una volta per tutte, sarebbe uno strumento utilissimo per capire nel profondo l’evoluzione della nostra società e poter evitare di commettere gli stessi errori.
Ma questa possibilità ha anche un risvolto oscuro.
Padre Ernetti nell’intervista del 1972 disse: 

”Questo meccanismo può provocare una tragedia universale!”
Giornalista: “Perché?”

Ernetti: “Perché toglie la libertà di parola, di azione e di pensiero, infatti, anche il pensiero è una emissione di energia, quindi è captabile. 
Si sarebbe potuto, per mezzo di questo congegno, sapere quello che il vicino o l’avversario pensa.
Le conseguenze sarebbero due: o un eccidio dell’umanità oppure, cosa difficile, la nascita di una nuova morale. 
Ecco perché è necessario che questi apparecchi non giungano alla portata di tutti ma restino sotto il controllo diretto delle autorità.”

 Roma 1931. Congresso Internazionale di Fisica Nucleare (organizzato da Fermi).
Si notano Marie Curie, Guglielmo Marconi, Enrico Fermi e Quirino Majorana.

Giornalista: “Fino a quando?”

Ernetti: “Fintantoché l’uomo imparerà ad agire bene per il Bene”.
Ma vi sarebbe stata anche la possibilità che attraverso il Cronovisore si potesse scoprire che i fatti prodigiosi riguardanti la vita di grandi Maestri spirituali fossero stati magari inventati dai loro stessi discepoli. 
Le scoperte di Padre Ernetti avrebbero potuto diventare una “bomba” devastante.
Si sarebbe avuta la dimostrazione che avvenimenti fondamentali per la storia e per le religioni non siano mai esistiti con inimmaginabili conseguenze sociali. È chiaro come un’invenzione del genere possa sconvolgere il mondo.
Se è fattibile ricostruire quanto è accaduto, è anche possibile risolvere tutti i dubbi, tutti i delitti, tutte le congiure. Non ci sarebbero più segreti, né vita privata.
Ogni azione, per il fatto di venire registrata nel tessuto energetico, vagherebbe nello spazio e potrebbe essere captata da chiunque avesse tale dispositivo.
Ma che fine ha fatto il Cronovisore? In questi ultimi anni si è diffusa la voce che l’unico esemplare di questo strumento realizzato da padre Ernetti sia stato smontato ed accuratamente nascosto tra i meandri sotterranei dei Musei Vaticani.
Questa straordinaria scoperta ed invenzione è stata infine degradata come spunto banale per film di “fantascienza”, tipo “Déjà Vu” o fonte di ispirazione per libri come il racconto di Arthur C. Clarke (The Light of Other Days, 2000) “La Luce del Passato”, ove vengono descritti congegni assai simili.
Gli autori delineano le loro storie mostrando di conoscere molti dettagli su di esso, anche se si ignora quali siano state le loro vere fonti. Resta il fatto che a volte il confine tra la finzione e la realtà può essere molto sottile.
Note di Sebirblu

Nota 1. Padre Pellegrino Ernetti, nominato dal Ministero della Pubblica Istruzione, era insegnante di Prepolifonia nell’unica cattedra italiana istituita nel 1955 presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia; era inoltre laureato in fisica quantistica e subatomica, filosofo, nonché esorcista della diocesi di Venezia.

Nota 2. La Prepolifonia (dal 2000 a.C. fino al 1200 d.C.) riguarda la formazione dei repertori liturgici nella Chiesa latina, fino al Canto gregoriano, cioè di musica antica anteriore a qualsiasi notazione.
Relazione, adattamento e cura: Sebirblu.blogspot.it
Fonte: runabianca.it

IL CRONOVISORE, PADRE ERNETTI E MAJORANAultima modifica: 2017-11-10T19:38:56+01:00da subbuteo63
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