IL PROFETA DORMIENTE

“Un avvertimento per ogni essere umano:
la collera è un veleno per l’organismo.”
(Edgar Cayce, Lettura 2-14)
L’11 novembre 1931, un uomo comparve davanti al tribunale di New York con l’accusa di esercizio illegale della professione medica. Gli contestavano di avere curato con successo molti ammalati, ma il modo con cui egli ha praticato la medicina ha ridestato la curiosità di un folto pubblico che affolla l’aula. L’imputato è Edgar Cayce che ha dichiarato di aver un dono straordinario: quando si addormenta sotto ipnosi è in grado di vedere l’interno del corpo umano, di identificare l’organo malato, di spiegare le cause della malattia e di prescrivere la cura più adatta.
Le persone che aveva guarito erano molte, le sue cure erano naturali e si rivelavano efficaci. D’altronde, l’associazione che l’imputato aveva fondato era “trasparente” poiché pubblicava testi, faceva assemblee pubbliche ed era in contatto con persone di tutto il mondo: insomma, era tutto perfettamente legale. L’accusato accompagnato dalla moglie Gertrude e dalla segreteria, Gladis Davies, ammise di essere privo di qualsiasi nozione medica e fu dichiarato non colpevole.
In realtà ciò non ci deve stupire perché quell’uomo possedeva doti taumaturgiche straordinarie. Da dove gli venivano quelle straordinarie capacità che il processo rese ancora più note di quanto non fossero? Edgar Cayce era nato nella piccola città di Hopskinville il 18 marzo 1877 da una famiglia fuggita con gli Ugonotti dopo l’abrogazione dell’editto di Nantes. La famiglia era di origini nobile e forse era originaria di Arles, di cui si erano perse le tracce negli archivi fin dal 17° secolo.
Sicuramente cercarono rifugio oltreoceano e, nell’Ottocento, ne ritroviamo i discendenti insediati nel sud caloroso e sorridente dell’America allora agricola. Si era in campagna e la famiglia di Cayce abitava nel sud, dove i contatti con il mondo soprannaturale erano consueti, per cui non ci si stupiva della comunicazione con gli spiriti della natura e con i morti. La sua famiglia abitava in una fattoria e conduceva una vita patriarcale coltivando tabacco, andando a cavallo, cacciando e pescando così come tutta la gente del vicinato.
Il padre disse che Edgar come un neonato bello ed amabile, molto intelligente e pieno di gioia. La sua indole amabile era evidente e lo rendeva interessante perché non era mai capriccioso ma sempre tranquillo e molto docile. Era un bimbo molto sicuro di quello che voleva o non voleva, tanto che già a 18 mesi la madre lo vestì con i pantaloni come i bimbi grandi e lo portava con sé. Edgar la seguiva ovunque e imparò a parlare presto: era socievole e aveva sempre qualcosa di piacevole da dire a chiunque incontrava.
Ben presto divenne l’amico di tutti, perché era un bimbo dolce, e mai piangente o capriccioso. Aveva un indole curiosa e indagatrice, per cui chiedeva il motivo di tutto quello che non capiva, e non si contentava di ricevere delle risposte evasive o parziali. A 2-3 anni dimostrava molto giudizio e una maturità superiore alla sua età per cui fu soprannominato “il Vecchio” in modo affettuoso dai suoi stessi parenti.
Edgar era molto affezionato ai suoi nonni e già prima di arrivare ai 18 mesi li vedeva più volte al giorno. Se venivano a trovarlo i suoi nonni, Edgar tornare con loro e dormire a casa loro, e anche i nonni lo adoravano e lo accontentavano in tutto. Del nonno adorato Edgar disse che era stato un uomo meraviglioso che tutti chiamavano “Il Galantuomo”. Quando Edgar era molto piccolo, il nonno lo cullava per addormentarlo prima di metterlo nel letto tra lui e la nonna. E se il bimbo si svegliava, lo cercava con le manine e non si riaddormentava finché non gli accarezzava il viso ornato dalla folta barba.
Andava sempre dietro a suo nonno fin dalla più tenera età, per cui gli vide fare delle cose strane e incredibili che di solito si credono opera degli spiriti. Suo nonno era richiesto da molte persone per intervenire in convegni misteriosi a cui Edgar lo accompagnava e nei quali il bambino lo vide muovere tavoli e altri oggetti senza avere contatti con essi.
Alle sue domande il nonno gli aveva risposto che non sapeva di quale energia si trattasse, ma non aveva voglia di perdere tempo a chiederselo. Era l’8 giugno del 1881, e Edgar aveva solo 4 anni, quando il nonno annegò, e del fatto sconvolgente, il bambino fu unico testimone. Raccontò che era in sella dietro il nonno quando entrarono per la prima volta nello stagno, ma il nonno lo riportò a riva e lo fece scendere.
Poi il vecchio rientrò nello stagno, e il bimbo vide che il cavallo lo disarcionava e, ma quando le cinghie della sella si ruppero, il nonno non ritornò più a galla. In seguito preferì restare da solo impegnato in dialoghi e giochi con amici che nessuno vedeva. Quando aveva 9 anni, sua zia lo portò a cercare erbe selvatiche nei campi e quando furono arrivati vicino alla stalla dello zio Jim, Edgar disse alla zia che si divertiva molto a giocare nella stalla.
La zia osservò che non capiva che cosa ci fosse di tanto divertente nel giocare in una stalla vuota e abbandonata, ma Edgar spiegò che non era affatto vuota. Ogni giorno incontrava il nonno nella stalla, e il nonno pressava il tabacco e poi fumava. Con lui c’erano dei bambini e delle bambine con cui Edgar si divertiva a giocare. La zia ricordò che il nonno era morto da sei anni e che i morti non pressano il tabacco e non fumano. Ma Edgar insisté a dire che era sicuro che fosse il nonno quello che veniva a parlargli.
Era certo che fosse lui perché gli aveva accarezzato la barba come faceva sempre da piccolo e poi i bambini con cui amava giocare li ha visti anche sua madre e non ci aveva trovato nulla da dire. La zia spaventata pensò all’azione del demonio, per cui parlò con sua madre che confermò tutto e aggiunse che non credeva assolutamente che in suo figlio potesse esserci nulla di malvagio. Nel frattempo, anche altri parenti iniziarono a rimproverarlo per i suoi “strani” incontri e il bambino imparò a tacere sulle strane esperienze che viveva.
A dieci anni il padre gli donò una Bibbia per incoraggiarlo a leggere ed Edgar imparò e fece la promessa di rileggerla ogni anno, per cui conosceva perfettamente le Sacre Scritture! Le sua fede fu sempre salda e profonda, e neppure il fatto che le sue eccezionali doti medianiche lo misero in contato con idee molto lontane dalla sua mentalità la fece vacillare. Ma da dove provenivano le sue straordinarie doti e le sue rivelazioni?
Le sue eccezionali doti provenivano dalla sua capacità di leggere negli archivi akashici. Come rivelò lui stesso, quando era addormentato, entrava in un grande edificio, nella Sala degli Archivi, e una mano gli porgeva un libro aperto alla pagina che riguardava l’entità o l’avvenimento di cui voleva sapere: lui non faceva altro che leggere quello che vi era scritto. Le registrazioni contenute nel Libro della Memoria di Dio sono il prodotto di pensieri, fatti e azioni di ogni entità, sono energie attive nella vita dell’entità e sono anche le registrazioni della memoria della Natura.
A causa di questa descrizione modesta del suo ruolo Cayce non volle mai descriversi come “guaritore”, ma si presentò come un “psichic diagnosician” che non corrisponde a nessuna professione conosciuta. Di certo era un intuitivo che vedeva nel tempo e nello spazio riuscendo a trascendere il passato e il futuro. Di sé disse di non avere avuta mai uno spirito guida come dicono la maggioranza dei medium, e non si considerò mai un medium, ossia il canale di un’entità disincarnata che agisce per suo tramite.
Quando la famosa medium inglese Eileen Garrett lo incontrò a New York, gli propose uno scambio di letture tra colleghi: in trance, tramite il suo spirito guida, Uvani, lo consigliò di farsi aiutare dagli spiriti. Ma Cayce non volle seguire il suo suggerimento e, nel corso della lettura che fece per se stesso, chiese: “Uvani forse pretende di saperne più del Maestro che l’ha creato?”. È interessante notare che il termine “Maestro” Edgar la riserva soltanto per il Cristo inteso come Spirito eterno del Cristo e non nel senso del Gesù storico. Egli credeva che fosse meglio rivolgersi al buon Dio invece di accontentarsi dei semplici santi.
Leggendo le letture di Cayce vediamo che la base di tutto è la Mente, perché la mente costruisce ogni cellula del nostro corpo fisico. Se ogni malattia nasce nella mente, ne segue che la mente ha il potere di distruggere la malattia. Ecco perché è necessario visualizzare i nostri organi in pieno vigore e in buona salute emettendo i pensieri positivi che facilitano la guarigione. È essenziale, secondo Cayce, avere fede nella potenza della mente!
Questa visione che sembra ottimistica anticipa di molti decenni la concezione olistica della medicina. Per Michel Balint e altri autori, ogni problema mentale o emozionale viene somatizzato nel corpo, per cui è necessario curare anche la mente e il cuore insieme all’organo fisico. Cayce anticipa la prospettiva olistica affermando che l’uomo è un Tutto indivisibile e, in una lettura, disse che ogni entità verificherà coi fatti che esiste un corpo fisico che permette il funzionamento della persone nelle tre dimensioni nel piano terrestre.
Esiste il corpo mentale che funge da energia direttrice per il corpo, per le emozioni e per ogni manifestazione mentale spirituale dell’individuo. Inoltre esiste il corpo spirituale cioè l’anima o la coscienza di vivere che è eterna e nella quale l’entità individuale impara a conoscere le relazioni con la parte mentale e con quella fisica. Tutti i corpi sono Uno nell’entità, afferma Cayce, e la malattia non è che la conseguenza del “peccato” ossia il risultato di errori compiuti sulla Terra.
Il peccato non va inteso in senso clericale, secondo Cayce, ma è la ribellione contro la Verità e la Luce che colpisce il corpo fisico, tempio del Dio Vivente. Lo stato di perfezione che va raggiunto è l’armonia assoluta, corrispondenza finale perfetta dei tre corpi armonizzati e sincronizzati in modo impeccabile. E così diverremo degli Dei! Ma come primo passo è necessario accrescere la Conoscenza perché l’ignoranza è fonte di ogni male, come insegna anche il buddhismo.
La guarigione è sempre possibile perché è la mente che costruisce tutto, ma si deve fare attenzione: nessuno può odiare il suo prossimo senza procurarsi una malattia di stomaco o di fegato. Nessuno può essere geloso o collerico senza avere dei problemi digestivi o cardiaci. L’odio e la gelosia sono figli della paura, e la paura è la causa di quasi tutti i mali di cui soffre l’umanità, ci ricorda Cayce.
Se eliminiamo i veleni della mente con la “purificazione” dai veleni della mente possiamo eliminare anche i veleni che inquinano il corpo e che si manifestano come malattie. L’intossicazione avviene quando la persona è dura di cuore e porta dentro di sé delle emozioni negative che lasciano una traccia negativa nel corpo e nei suoi organi. L’intossicazione si elimina se ci sintonizziamo con la pace, la vita, la speranza e la comprensione, cioé si neutralizza con l’amore e la luce.
Ma tale pulizia va fatta su tutti i tre corpi e se riconosciamo in noi stessi la Verità, se riconosciamo quello che ci è stato rivelato dalla Coscienza Cristica cambieremo gli atteggiamenti mentali rispetto a noi stessi, agli altri e al mondo che ci circonda: tutto ciò si ripercuoterà anche sul corpo fisico. Le ghiandole endocrine sono responsabili del legame fra i tre corpi anche se l’importanza e la conoscenza del ruolo del sistema endocrino non era accurata come avrebbe meritato.
Anche i centri che la tradizione indiana chiama “chakra” sono responsabili di tutte le energie spirituali e mentali che sono la chiave della persona umana. Cayce fu precursore anche della possibilità di avere guarigione tramite la meditazione e la preghiera di cui incoraggiò la pratica fondando un gruppo di guarigione tramite preghiera nel 1931. La sua terapia si basa sulle medicine dolci per cui, ad esempio, proclama la virtù dell’olio di ricino, l’uso dell’olio di oliva a cui Cayce attribuisce il potere di far dimagrire, di correggere la stitichezza, di drenare l’organismo e prezioso anche per impacchi e massaggi esterni.
Nel 1923 Cayce incontra un uomo d’affari, Arthur Lammers, che gli aprì una dimensione inaspettata poiché gli chiese cosa ne pensava dell’astronomia, della cabala e dell’alchimia. A quel tempo Cayce era senza denaro, come avvenne spesso perché si rifiutò sempre di sfruttare le sue eccezionali doti a fini speculativi. Lammers gli offrì di aiutarlo economicamente in cambio di alcune letture personalizzate. Il facoltoso uomo d’affari rivelò che durante la lettura Cayce gli aveva parlato delle sue vite passate e gli aveva fornito il suo quadro astrale ricco di particolari precisi e dettagliati.
Cayce ne restò stupito perché le cose che Lammers affermava di avere ascoltato dalla sua stessa voce durante la lettura non facevano parte delle sue concezioni. Durante le letture emersero le rivelazioni di altre vite passate di Lammers tra cui una vita vissuta ai tempi della guerra di Troia. La questione turbò profondamente Cayce che credeva che nella Bibbia ci fosse tutto quello che era utile sapere, per cui ebbe molte discussione con familiari e amici sulla reincarnazione che, all’inizio, faticò ad ammettere.
Ma non gli fu più possibile ignorarla, anche se l’idea della reincarnazione sconvolgeva profondamente la sua coscienza di cristiano. Alla fine la accettò pienamente e parlò della morte del Battista come il karma che pagava perché quando era vissuto come Elia aveva ordinato lo sgozzamento di centinaia di sacerdoti di Baal. Più tardi Cayce adottò anche i concetti di karma e akasha per spiegare i meccanismi della legge universale che sta sopra tutte le religioni ufficiali.
Arrivò a persuadersi che la reincarnazione faceva parte, a pieno diritto, degli insegnamenti del Cristo perché rispondeva a quesiti a cui le religioni non sapevano rispondere. La legge di causa e effetto è confermata anche dalla fisica e rafforzata dalla Legge della Grazia. La grazia è l’amore puro, la tenerezza che Dio prova per ogni creatura, ed essa può liberarla dalla rigida legge del karma. Più esattamente, spiega Cayce, quello che conta è guardarsi in faccia e saper risolvere il debito karmico che abbiamo con noi stessi.
Questo significa che dobbiamo lavorare nella situazione di vita in cui ci siamo e nei rapporti con gli altri. I rapporti umani della vita attuale hanno il ruolo di guarire il nostro ego aiutandolo a ristabilire l’armonia con le leggi divine. Il significato di “debito karmico” va sostituito dal termine di “memoria karmica” che è necessario purificare laddove sia negativa. In altre parole, Cayce vuol dire che affrontare la nostra memoria karmica negativa è molto più facile e leggero che accettare il vecchio e pesante concetto di karma.
Ma non è solo una questione di parole, perché con la Legge di Grazia “anche quelle che sono chiamate karmiche diventano semplici impulsi interiori. Accordando la propria volontà alla Via di Cristo, si può impedire che accadano le disgrazie e si possono sormontare le difficoltà, facendo scelte positive che danno gioia, amore e felicità per tutta la vita” conclude Cayce ricordando che “la buona novella” dei Vangeli non è altro che la conferma dell’amore di Dio.
Buona erranza
Sharatan
IL PROFETA DORMIENTEultima modifica: 2018-11-20T16:57:01+01:00da subbuteo63
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