L’uomo entra in contatto con il suono già nella vita intrauterina, ascoltando il battito cardiaco, la respirazione, la circolazione sanguigna e i gorgoglii intestinali della madre.
Tomatis dimostra che il neonato riconosce la voce della propria madre (e solo quella) filtrata in modo da simulare un ambiente acquatico (amniotico). Grazie all’orecchio elettronico, apparecchio da lui stesso inventato, Tomatis fa ascoltare ai bambini la voce della propria madre, inizialmente filtrata (come nell’utero) assieme a della musica d’accompagnamento, che poi viene, a poco a poco, sottratta, secondo un percorso uditivo che varia di caso in caso, fino a culminare con il cosiddetto “parto sonico”, quando la voce della madre diventa più identificabile.
Dice Tomatis: “sentire è un atto fisiologico; ascoltare, un atto psicologico. E’ l’ascolto che fa l’uomo; pensiero e ascolto non si dissociano. Se la madre non ha abbastanza nutrito il bambino con il proprio linguaggio psicologico, questi rischia di essere uno psicotico o un dislessico, un autistico, un sordo, un balbuziente”. Non è importante il modo con cui la madre comunica col neonato, ma il “come” lo fa, con quanta devozione riesce a relazionarsi con lui. I dettagli della comunicazione non sono importanti, l’importante è metterci amore, ossia quell’ingrediente affettivo che è fondamentale nella vita.
Benenzon rileva che il bambino succhia il latte materno con maggiore tranquillità se il suo orecchio è appoggiato sul lato sinistro del corpo della madre, in modo da poterne udire meglio il battito cardiaco. Diffondendo in un asilo nido, il suono di una pulsazione cardiaca, si è scoperto che ciò calmava il pianto dei neonati e questo è sempre connesso con la ricerca, da parte del neonato, del battito cardiaco della madre, che lo accompagna durante la gestazione. E’ evidente come il neonato subisca una sorta di imprinting da parte delle pulsazioni cardiache della madre e come la voce della stessa costituisca un bisogno essenziale.
Cuore e cervello:
Quando viene concepito un bambino, il cuore umano inizia a battere prima ancora che il cervello sia formato. Questo apparente paradosso ha portato i medici a chiedersi da dove provenga l’intelligenza necessaria ad avviare e regolare il battito cardiaco.
Campo toroidale del cuore:
Gli scienziati dell’Institute of HeartMath (Istituto di matematica del cuore) di Boulder Creek, in California, collegato all’Università di Stanford, hanno scoperto che il cuore ha il proprio cervello, un autentico cervello con vere e proprie cellule cerebrali. È molto piccolo, ha soltanto quarantamila cellule (circa), ma è un cervello, ed è ovviamente tutto ciò di cui il cuore ha bisogno. Questa è stata una scoperta di enorme importanza, che conf
Nei testi antichi e nelle tradizioni orali di tutto il mondo, si trovano riferimenti a un luogo segreto o speciale all’interno del cuore. Una breve citazione dei versi della Chandogya Upanishad recita: “Vasto come questo spazio esterno è il minuscolo spazio dentro al nostro cuore: in esso si trovano il cielo e la terra, il fuoco e l’aria, il sole e la luna, la luce che illumina e le costellazioni, qualunque cosa quaggiù vi appartenga e tutto ciò che non vi appartiene, tutto questo è raccolto in quel minuscolo spazio dentro al vostro cuore”. Un altro riferimento di questo tipo è contenuto nel libro collegato alla Torah detto: “La camera segreta del cuore”.
Rivisto da Fisicaquantistica.it
Testi compilati e supervisionati da Marco Stefanelli
Fonte: http://www.amadeux.net/sublimen/dossier/cuore_e_cervello.html