Le grotte di Burrows
Le grotte di Burrows, dal nome dell’americano Russel Burrows di Olney, nell’Illinois, che nel 1982, le scoprì per puro caso.
Queste sono un sistema di cunicoli e grotte, all’interno dei quali, erano nascosti, non soltanto corpi mummificati racchiusi in sarcofagi, ma anche migliaia di incisioni su pietra, sculture, tavole e manufatti in oro massiccio.
Naturalmente pochi scienziati hanno mostrato interesse per questi reperti , quasi subito classificati come falsi, poiché le incisioni mostrano influenze degli stili culturali più disparati, con associazioni con le culture fenicie o egizie che, in teoria non potevano avere avuto alcun contatto con il continente americano (infatti è ormai prassi comune quando viene repertato qualcosa che va contro il “paradigma”prima ignorarlo poi se proprio ciò rimane impossibile, la strada più semplice è quella di dare del falsario allo scopritore e screditarlo, un po’ come è successo al povero Fradin ed al sito di Glozel in Francia dove sono stati trovati reperti ed una forma di scrittura o simboli che richiamano per assoluta similitudine le scritte sui reperti di Burrows e quelli di padre Crespi.) …
Su alcuni reperti di Burrows, grandi quanto un piatto, sono raffigurati motivi straordinari : esseri alati metà uomo, metà animale; uomini con elmi, rappresentazioni della volta celeste, medaglioni ed iscrizioni, impossibili da decifrare, sono presenti decine e decine di motivi che possono essere interpretati come rappresentazioni di “visitatori” provenienti da altri mondi.
Insieme ad animali di terra e di mare, e ad alcune creature, abbigliate in modo strane, sono raffigurati quelli che sembrerebbero oggetti volanti, alcuni posati a terra, altri sarebbero in volo. Joseph Mahan , esperto di indubbia fama in storia indiana e presidente dell’Institute for the Study of American Cultures, Studiando l’enigma delle Grotte di Burrows fino a poco prima della sua morte, avvenuta nel 1995, era giunto ad una conclusione sensazionale:
”I resti umani trovati nelle grotte appartengono- a mio avviso- a creature del cosmo, sepolte assieme alle proprie mogli, figli , ai loro vestiti, ai loro beni e al cibo di cui avevano bisogno per il viaggio oltre la morte.
Questi semidei erano i discendenti di creature immortali provenienti da altri mondi che, nella notte dei tempi, giunsero sulla terra a bordo di veicoli spaziali “infuocati” e che vi rimasero abbastanza a lungo da portare a termine delle manipolazioni genetiche.
Hanno trasmesso alla loro progenie una parte delle loro conoscenze, da tramandare di generazione in generazione, dall’arte della navigazione all’architettura.
Mahan sarebbe riuscito ad acquistare ben 107 reperti in pietra delle Grotte di Burrows, dopo la sua morte imballati e riposti in un magazzino. E tutto ciò a significare come la storia dell’America precolombiana sia di gran lunga più interessante ed insolita ma soprattutto diversa da quanto è raccontato dai nostri migliori storici.
Gli esempi e gli influssi appaiono svariati, dall’ebraico e dal sumero al romano, al greco ed all’egiziano. Si è ipotizzato che la grotta fosse stata un nascondiglio di pirati, che in tempi antichi avessero raccolto gli oggetti, quasi come un museo culturale. Insieme al Dr. James Scherz, lo studioso Fred Rydholm trovò correlazioni tra i simboli delle monete della Grotta Burrows e le monete coniate lungo la Via della Seta, tra la Cina e Roma.
Secondo altri, invece, questi sarebbero i resti d’un gruppo d’allievi sacerdoti, i quali, con i membri dell’ex famiglia reale, sfuggirono alla dominazione romana ed alla cristianizzazione dell’Egitto e partirono verso l’ignoto, in una data anteriore al 200–300 d.C. Le mappe e le altre figure incise sulle tavolette mostrano l’intenzione deliberata di trapiantare una cultura, forse per sfuggire alle persecuzioni religiose messe in atto dai romani dopo l’invasione dell’Egitto, per stabilire una remota colonia che potesse conservare le antiche tradizioni.
Il Dr. Joseph Mahan, archeologo ed antropologo, dopo un attento studio dei manufatti della grotta, individua nel materiale studiato una dettagliata cosmologia ed un patrimonio di credenze religiose, sensibilmente simile alle sopravvivenze presso le tribù indiane della zona. Nell’Illinois meridionale e dell’Indiana, la regione in cui Russell Burrows ha trovato le grotte, esistevano diverse culture primitive, delle quali gli archeologi conoscono ancora troppo poco.
Si trovano tombe, scheletri e manufatti della cultura Adena, attribuibili ad un periodo compreso tra il 500 a.C. ed il 200 d.C. Qui visse anche la cultura Hopewell, dal 100 a.C. al 350 d.C. Una civiltà misteriosa concentrata lungo il Mississippi, conosciuta come “Mississippian”, fiorì intorno all’800 d.C. e si pensa che esistesse ancora quando gli Spagnoli arrivarono. Il ricercatore Joseph Mahan sottolinea il fatto che gli archeologi hanno identificato un elaborato culto della Terra e del Sole, che durò almeno cinquant’anni e si svolgeva in templi rotondi dal tetto a terrazza. Questo culto si diffuse dal Mississippi nell’ultimo periodo del primo millennio. I tumuli piramidali, con un fuoco permanente sulla cima, contenevano una varietà d’oggetti artistici, incisi nel rame e nella pietra, che raffiguravano divinità dalla testa d’animale, croci, svastiche, sacerdoti in abiti cerimoniali. Questi tumuli sono diffusi dall’Oklahoma all’Illinois, Alabama e Georgia.
Tratto da: La saga delle Grotte Burrows: Oggetti egizi in America?
crepanelmuro.blogspot.it