La follia e la realtà
I fisici, con un processo di rielaborazione ancora lento ed esitante, si stanno rendendo conto che il cosiddetto “modello standard” del reale, che con tanta difficoltà è riuscito parzialmente a unificare la dottrina atomica di Bohr con la cosmologia di Einstein, è soltanto un’ approssimazione rozza del vero, valida entro parametri limitati, come lo era l’universo–orologio concepito dal meccanismo di Cartesio e Newton.
Gli scienziati di vecchia formazione, concettualmente inadeguati ad affrontare in modo consapevole questo stato di cose, continuano ad elaborare il tutto in formule che si basano sui soliti modelli, tagliandone via le variabili di cui non sanno come tenere conto.
I letterati, digiuni di tutto fuorché del proprio ego, non hanno ancora capito nulla di quel che sta succedendo e hanno ridotto la narrativa moderna a pamphlet politico, o a catena di montaggio per esercizi d’evasione, o a pratica psico-masturbatoria…
Lovecraft invece intuì l’isolamento del pensiero contemporaneo in un mare di enigmi e ne conseguì un lacerante brivido di paura. I suoi incubi sono riflesso di questa angoscia, ma hanno aperto una strada sulla quale finora nessuno, nel mondo della cultura, dopo di lui ha avuto ancora il coraggio di incamminarsi. Per questo non ha avuto eredi: è unico e temo resterà tale ancora a lungo.
Per fornire un simbolo adeguato a riprodurre questa particolare situazione della cultura contemporanea, Lovecraft evocò ( consapevolmente o meno) Il Necronomicon.
( Storia del Necronomicon di H.P. Lovecraft a cura di Sebastiano Fusco – ed. Le Porte di Venexia)
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